sabato 22 luglio 2023

Peritas

 Ci siamo, finalmente! E' uscito su Amazon e sui principali store online (tra cui IBS, La Feltrinelli e Mondadori) il mio secondo libro, Peritas. Qualche spoiler nei giorni scorsi è uscito in questo blog e sui social: il post sulla stella degli Argeadi, la rubrica Caratteri e Impronte sulla letteratura e gli animali, un contenuto sulla mostra di Alessandro Magno a Napoli, uno sul musicista Giuseppe Tartini e uno sulla celebrazione di San Marco a Venezia. Si tratta di tutti elementi che in un modo o nell'altro hanno a che fare col nuovo testo.

Peritas è un romanzo fantasy, o meglio fantastico, che unisce diversi fattori: personaggi storici e storia antica, profezie, archeologia, elementi esoterici, simboli arcaici e molto altro ancora. Il filo conduttore è la figura del cane Peritas, assieme al cavallo Bucefalo, uno dei compagni più fidati di Alessandro Magno nelle sue battaglie. Ma con il famoso guerriero macedone, ci sarà un altro personaggio del mondo antico ad essere citato nel volume: si tratta di uno degli Evangelisti.

Ecco, in breve, la trama

Un’antiquaria riceve da un amico un dono inconsueto: un reperto in marmo raffigurante la stella degli Argeadi, emblema della famiglia di Alessandro Magno. La donna, appassionata da sempre dalla figura del condottiero, ipotizza che la pietra faccia parte della tomba del macedone e decide di andare alla sua ricerca, recandosi nel luogo dove l’oggetto è stato rinvenuto. Trova però sulla sua strada uno strano individuo che cerca di ostacolarla. Nel suo viaggio, tra antiche profezie e prove che metteranno a rischio la sua vita, ad aiutarla ci saranno gli amici che conoscerà nel suo cammino e un misterioso cane.

Spero di aver attirato la vostra attenzione. Presto vi racconterò altri dettagli!




venerdì 21 luglio 2023

Festa Etrusca 2023. La storia si racconta

 L'estate e l'autunno 2023 vedranno protagonisti gli Etruschi grazie all'iniziativa di EGA – Entertainment Game Apps, "Festa Etrusca 2023. La storia si racconta", giunta alla sua terza edizione. 

Si tratta di un festival itinerante che promuove la cultura dei Rasna e che quest'anno sarà incentrato sulle interazioni tra gli Etruschi e i popoli Greci e Italici, per culminare con l’eterna sfida contro Roma. 

Quattro gli appuntamenti, in tre distinte Regioni: il 29 e 30 Luglio l'evento sarà al Centro Commerciale I Gigli a Firenze; il 26 e 27 agosto al Parco Archeologico di Baratti e Populonia; il 23 e 24 settembre al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia; infine, il 4 e 5 novembre alla XXIII edizione della Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico di Paestum.






mercoledì 19 luglio 2023

Alessandro Magno

 Alessandro III di Macedonia, universalmente noto come Alessandro Magno (Pella, 20 o 21 luglio 356 a.C. – Babilonia, 10 o 11 giugno 323 a.C.) è una delle figure più affascinanti della storia antica, tanto - come accaduto a Carlo Magno - da essere diventato protagonista di numerose opere letterarie e leggende, dall'antichità ai giorni nostri. Ve ne parlo oggi, nel giorno della nascita, anche se presunta, che corrisponde a quella del mio compleanno.

Colto, carismatico e deciso, ebbe come precettore in età giovanile Aristotele, e fu re di Macedonia della dinastia degli Argeadi a partire dal 336 a.C., succedendo al padre Filippo II. È considerato uno dei più celebri conquistatori e strateghi della storia: come non rimanerne colpiti e prendere ispirazione per un romanzo o un racconto? L'ho fatto anche io, mettendolo al centro del mio secondo libro. Vi ho già anticipato qualcosa qui: infatti è un reperto con il simbolo della dinastia degli Argeadi che da il via alla storia.

Evito di annoiarvi con informazioni già conosciute (ha conquistato in soli 12 anni un impero sconfinato, ecc...) e vi riporto una poesia dedicata a lui, un bellissimo poemetto di Giovanni Pascoli, in cui il condottiero, arrivato ormai all'Oceano Indiano, deve fermare i suoi passi e la sua instancabile ricerca: una visione attualissima e contemporanea, scritta con lo stile inimitabile del poeta. Fa parte di questa poesia anche un verso che mi è particolarmente caro e che ha riportato anche mia madre nelle memorie che mi ha lasciato quando stava per andare via: "Il sogno è l'infinita ombra del vero".


Giovanni Pascoli, Alexandros

I

— Giungemmo: è il Fine. O sacro Araldo, squilla!

Non altra terra se non là, nell’aria,

quella che in mezzo del brocchier vi brilla,


o Pezetèri: errante e solitaria

terra, inaccessa. Dall’ultima sponda

vedete là, mistofori di Caria,


l’ultimo fiume Oceano senz’onda.

O venuti dall’Haemo e dal Carmelo,

ecco, la terra sfuma e si profonda


dentro la notte fulgida del cielo.


II


Fiumane che passai! voi la foresta

immota nella chiara acqua portate,

portate il cupo mormorìo, che resta.


Montagne che varcai! dopo varcate,

sì grande spazio di su voi non pare,

che maggior prima non lo invidïate.


Azzurri, come il cielo, come il mare,

o monti! o fiumi! era miglior pensiero

ristare, non guardare oltre, sognare:


il sogno è l’infinita ombra del Vero.


III


Oh! più felice, quanto più cammino

m’era d’innanzi; quanto più cimenti,

quanto più dubbi, quanto più destino!


Ad Isso, quando divampava ai vènti

notturno il campo, con le mille schiere,

e i carri oscuri e gl’infiniti armenti.


A Pella! quando nelle lunghe sere

inseguivamo, o mio Capo di toro,

il sole; il sole che tra selve nere,


sempre più lungi, ardea come un tesoro.


IV


Figlio d’Amynta! io non sapea di meta

allor che mossi. Un nomo di tra le are

intonava Timotheo, l’auleta:


soffio possente d’un fatale andare,

oltre la morte; e m’è nel cuor, presente

come in conchiglia murmure di mare.


O squillo acuto, o spirito possente,

che passi in alto e gridi, che ti segua!

ma questo è il Fine, è l’Oceano, il Niente...


e il canto passa ed oltre noi dilegua. -


V


E così, piange, poi che giunse anelo:

piange dall’occhio nero come morte;

piange dall’occhio azzurro come cielo.


Ché si fa sempre (tale è la sua sorte)

nell’occhio nero lo sperar, più vano;

nell’occhio azzurro il desiar, più forte.


Egli ode belve fremere lontano,

egli ode forze incognite, incessanti,

passargli a fronte nell’immenso piano,


come trotto di mandre d’elefanti.


VI


In tanto nell’Epiro aspra e montana

filano le sue vergini sorelle

pel dolce Assente la milesia lana.


A tarda notte, tra le industri ancelle,

torcono il fuso con le ceree dita;

e il vento passa e passano le stelle.


Olympiàs in un sogno smarrita

ascolta il lungo favellìo d’un fonte,

ascolta nella cava ombra infinita


le grandi quercie bisbigliar sul monte.

venerdì 14 luglio 2023

15 luglio 1099, termina la Prima crociata con la conquista di Gerusalemme

 Fu un assedio abbastanza breve quello di Gerusalemme durante la prima crociata, iniziata, come vi ho già raccontato (qui il blog post) il 7 giugno e terminata il 15 luglio 1099. Sotto la guida di Goffredo di Buglione e Raimondo IV di Tolosa, i crociati riuscirono a conquistare la città e ad impadronirsi dei luoghi sacri della religione cristiana. 

La vicenda, come già sapete, è oggetto di uno dei miei libri preferiti, La Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso, per me fonte di ispirazione nella mia attività di scrittura (qui vi parlo del rapporto tra il personaggio di Turno di Lo specchio di Giano e Solimano, qui della mia passione per il poema). 

L'attacco decisivo a Gerusalemme iniziò il 13 luglio: le truppe di Raimondo si rivolsero verso la porta a sud mentre gli altri contingenti si concentrarono sul muro settentrionale. Il 15 luglio venne dato l'ultimo assalto ad entrambe le estremità della città e così venne conquistato il bastione interno del muro settentrionale. 

Nel panico che seguì, i difensori abbandonarono le mura cittadine, consentendo ai crociati di entrare. Goffredo di Buglione, eroe della Liberata, entrò fra i primissimi nella città, coi suoi fratelli Baldovino ed Eustachio, alla testa dei suoi Lotaringi. 

Il massacro che seguì la presa di Gerusalemme fu particolarmente cruento anche se alcuni storici ritengono che le proporzioni dell'evento furono esagerate nei successivi racconti medievali.



Ecco il finale della Gerusalemme Liberata, in cui Goffredo di Buglione scioglie il suo voto davanti al Santo Sepolcro:

Così vince Goffredo; ed a lui tanto

Avanza ancor della diurna luce,

Ch’alla Città già liberata, al santo

Ostel di Cristo i vincitor conduce.

Nè pur deposto il sanguinoso manto,

Viene al tempio con gli altri il sommo duce:

E quì l’arme sospende: e quì devoto

Il gran sepolcro adora, e scioglie il voto.


mercoledì 12 luglio 2023

Caratteri e impronte, La volpe e il corvo di Esopo

 Torna la rubrica dedicata a letteratura e animali, Caratteri e impronte, nata in attesa del mio secondo libro. In uno spazio di questo tipo, non possono mancare le Favole di Esopo. Lo scrittore è considerato l'iniziatore della favola come forma letteraria scritta. Si tratta di opere archetipiche, brevi, in cui gli animali sono personificati e rappresentano caratteristiche e vizi umani. Lo scopo, come tutti sapete, è quello di comunicare una morale ai più piccoli, insegnando i valori della vita, i pericoli e le cattive azioni. La morale è esplicitata di solito in una breve frase alla fine del componimento come accade il "La volpe e il corvo".


La volpe e il corvo

Un corvo era andato a posarsi su un albero dopo aver rubato un pezzo di carne. La volpe lo vide e le venne voglia di quella carne. 

Si fermò sotto il corvo e gli fece grandi lodi, dicendo che lui era il migliore tra gli uccelli e presto sarebbe diventato il loro re; che aveva un corpo perfetto, con piume bellissime, becco possente e zampe slanciate.

"Peccato solo che tu sia muto!" aggiunse la volpe. Il corvo, pieno d’orgoglio per i complimenti, volle dimostrare alla volpe che anche lui aveva una bella voce: spalancò il becco e cominciò a cantare. Ma il formaggio cadde dal becco e la volpe, con un balzo, lo afferrò. 

"Potresti senza dubbio essere il Re degli uccelli, se solo tu avessi anche il cervello", disse la volpe al corvo.

Ecco una favola per un uomo stolto.


Il sole di Verghina o stella degli Argeadi

 Il lavoro sul mio secondo libro si è intensificato e spero di raccontarvi presto qualcosa di più. Intanto vi anticipo un piccolo spoiler

La trama prenderà il via da un reperto archeologico con un particolare simbolo: quello del Sole di Verghina o stella argeade, nella sua versione a otto punte.

Si tratta di un emblema ampiamente discusso, famoso negli anni scorsi soprattutto per essere stato ritrovato nel 1977 dal Professore Manolis Andronikos durante gli scavi a Verghina sul sarcofago d’oro in cui era custodito il corpo attribuito a Filippo II Re di Macedonia. In seguito fu al centro di una lunga disputa tra la Grecia e la Macedonia. La figura è presente in ogni caso anche su altri oggetti tra cui una lastra custodita nella chiesa di Sant'Apollonia a Venezia.

Si tratta di un sole stilizzato per lo più a 16 raggi, ma ritrovato anche con 8 o 12, sulla cui interpretazione si sono avanzate diverse ipotesi. Tra queste quella che lo vede come simbolo della dinastia degli Argeadi, ossia di Alessandro Magno, ipotesi che seguo nel testo. Per altri ha un significato religioso, altri ancora lo vedono come semplice elemento decorativo. 

Secondo alcune interpretazioni, per gli antichi greci, i raggi del sole di Verghina rappresenterebbero la totalità dei quattro elementi insieme ai 12 principali dei dell'Olimpo. 



Lo specchio di Giano e gli dei

 Avendo deciso di scrivere un romanzo ispirato agli Etruschi e ai popoli antichi non ho potuto fare a meno, in Lo specchio di Giano , di da...