giovedì 2 marzo 2023

Lo specchio di Giano, il guerriero Turno e... Solimano

Turno: il nome sarà certamente noto ai cultori della letteratura latina. Si tratta, infatti, di un personaggio dell'Eneide, più precisamente dell'antagonista di Enea. Turno è il re dei Rutuli, a cui era stata promessa in sposa Lavinia, figlia di Latino, che sposerà poi l'eroe troiano. 

Giovane e bellissimo, è anche semidio, essendo figlio di Dauno e della ninfa Venilia, andando a ricordare sia un questo particolare sia nel carattere l'Achille dell'Iliade. Il nome mitologico di Turno viene fatto derivare dal greco antico Touros, che ha significato di animo impetuoso; secondo talune fonti potrebbe invece intendersi come Turrenos. È un sovrano molto amato dai suoi guerrieri e anche dagli alleati. Nella guerra contro i Troiano, il guerriero si batte con passione e ardore, cedendo occasionalmente alla ferocia.

Devo dire che leggendo il poema virgiliano ho sempre avuto una grande simpatia per questo personaggio, parteggiando per lui, nonostante l'avvicinarsi, verso per verso, di un finale già conosciuto.

Simpatia che ho avuto anche per un altro personaggio dalla tragica fine e che ricalca in un certo qual modo il guerriero italico: Solimano della Gerusalemme Liberata, uno dei personaggi più affascinanti e moderni di tutto il poema. Si tratta del sultano di Nicea, che, dopo aver perso la sua terra, combatte valorosamente contro l'esercito cristiano, in molti e vittoriosi scontri, finché cade per mano di Rinaldo.

Il condottiero incarna il male in una grandezza straordinaria. Indossa un elmo spaventoso dove è raffigurato un serpente che nella battaglia sembra prendere vita.

Ecco che il Turno del mio romanzo fantasy Lo Specchio di Giano guarda al sovrano di Nicea tanto che inizialmente doveva riprendere il suo nome. Ho preferito poi dare a questo personaggio un nome di ascendenza latina e quale appellativo meglio di Turno veniva incontro a questo carattere? Il Turno dell'ebook è sì crudele ma ha un barlume di umanità che lo porta a salvare Vafrino e lo trascina nella storia d'amore con Thanaquil. 

Il guerriero, nel libro, è arrivato ormai all'età matura ma non rinuncia al suo desiderio di riavere la sua terra. E' amato dai suoi soldati e dal suo servo Vafrino. Gli incontri e le vicissitudini che dovrà affrontare durante il conflitto lo porteranno, però, a un cambio di prospettiva e a un mutamento delle sue aspirazioni. 

Nota (spoiler) sul finale: il Turno virgiliano e il Solimano tassiano, con cui sono entrata in grande empatia durante la lettura delle rispettive opere facendomi disperare per la loro sorte, hanno avuto una fine tragica che non ho voluto riproporre in Lo specchio di Giano.

Foto di Octavian Dan su Unsplash

Ecco un brano dell'ebook disponibile su Amazon e su altre piattaforme che parla di Turno:

Turno era determinato a vincere la sua guerra e a radere al suolo i templi di Vestres e la città, contribuendo ad annullare il potere degli dei reggenti. Rivoleva la sua terra e voleva viverla, una volta aiutato Ataris a realizzare il suo piano. Stava per affrontare la battaglia della sua vita, l'ultima a cui non ne sarebbero seguite altre, in qualsiasi modo fosse finita. La sua grinta e la sua ferocia, compagne di tante lotte, stavano salendo, la sua fronte si stava aggrottando, bagnata da un sudore freddo, dalle narici usciva aria soffiata fuori come se fosse fuoco.

Stava arrivando anche la resa dei conti nei confronti di Thanaquil. Sapeva che sarebbe stata là a difendere il suo amato Paese e forse se la sarebbe trovata davanti, splendente, vestita dalla sua armatura da guerriera, che voleva affrontarlo. Non avrebbe avuto pietà di chi aveva tradito la sua fiducia ed era fuggita senza che lui sapesse nulla. Se fosse rimasta con lui, Turno avrebbe potuto difenderla, pensava. Ma lei aveva scelto il passato e non il suo amore. E quello che sembrava il suo fedele servitore, un ragazzo che lo adorava ed eseguiva ogni suo ordine scrupolosamente, era andato via con lei.

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