martedì 6 giugno 2023

7 giugno 1099, inizia l'assedio di Gerusalemme durante la prima crociata

 Oggi ricorre l'anniversario dell'inizio dell'assedio di Gerusalemme durante la prima crociata, durato dal 7 giugno al 15 luglio 1099. Sotto la guida di Goffredo di Buglione e Raimondo IV di Tolosa, i crociati riuscirono a conquistare la città e ad impadronirsi dei luoghi sacri della religione cristiana. 

La vicenda è oggetto di uno dei miei libri preferiti, La Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso, per me fonte di ispirazione nella mia attività di scrittura (qui vi parlo del rapporto tra il personaggio di Turno di Lo specchio di Giano e Solimano, qui della mia passione per il poema). 

La prima crociata fu l'unica che conquistò Gerusalemme e in cui non parteciparono sovrani. Filippo I di Francia era scomunicato, Guglielmo II d'Inghilterra, uno dei figli del Conquistatore, era in disaccordo col papa, e quindi la guerra fu guidata da nobili speranzosi di prendersi nuovi territori con le armi, di acquistare fama o sinceramente convinti di servire Dio.

Goffredo di Buglione duca d'Alta Lorena, Raimondo di Saint-Gilles conte di Tolosa, i normanni Boemondo e Tancredi di Taranto, Roberto di Normandia, altro figlio del Conquistatore, che per finanziare la sua impresa vendette i suoi possedimenti al fratello re d'Inghilterra, sono i più noti. Alcuni di loro sono tra i protagonisti del poema eroico del Tasso. In particolare, è Goffredo che nel libro guida la schiera cristiana ed è presentato dall'autore come un protagonista. Tuttavia risulta uno dei personaggi meno interessanti di tutta l'opera. 


Ecco il proemio della Gerusalemme Liberata, che si apre sulla figura di Goffredo di Buglione:

Canto l’arme pietose, e ’l Capitano

Che ’l gran sepolcro liberò di Cristo.

Molto egli oprò col senno e con la mano;

Molto soffrì nel glorioso acquisto:

E invan l’Inferno a lui s’oppose; e invano

s’armò d’Asia e di Libia il popol misto:

Chè ’l Ciel gli diè favore, e sotto ai santi

Segni ridusse i suoi compagni erranti.

     O Musa, tu, che di caduchi allori

Non circondi la fronte in Elicona,

Ma su nel Cielo infra i beati cori

Hai di stelle immortali aurea corona;

Tu spira al petto mio celesti ardori,

Tu rischiara il mio canto, e tu perdona

S’intesso fregj al ver, s’adorno in parte

D’altri diletti, che de’ tuoi le carte.

  Sai che là corre il mondo, ove più versi

Di sue dolcezze il lusinghier Parnaso;

E che ’l vero condito in molli versi,

I più schivi allettando ha persuaso.

Così all’egro fanciul porgiamo aspersi

Di soavi licor gli orli del vaso:

Succhi amari, ingannato, intanto ei beve,

E dall’inganno suo vita riceve.


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