lunedì 25 novembre 2024

Lo specchio di Giano e gli oggetti magici: dal lituo alla trottola di Ecate

 Credo che non ci siano romanzi fantasy in cui non compaiano oggetti magici di diversi tipi e con diverse funzioni, dai libri, agli amuleti, alle spade alle pietre.

Non è da meno lo Specchio di Giano. Nel libro ispirato agli Etruschi ci sono diversi strumenti in grado di compiere cose prodigiose, prime tra tutti le bacchette magiche dei diversi personaggi, tra chi possiamo considerare anche il lituo del sacerdote Tarchun

Il lituo, in latino Lituus, da litāre, ossia offrire sacrifici agli dei per ottenere auspici favorevoli, era uno strumento di culto nell'antica Roma, già in uso presso gli Etruschi e i Latini, simile anche al bastone dei Faraoni. Era costituito da un bastone ricurvo in cima. Successivamente l'estremità arcuata assunse una forma a spirale, che si ritrova ancora oggi nel pastorale vescovile. Si tratta quindi, tradizionalmente, di uno degli oggetti magici per eccellenza.

Compare poi uno strumento meno comune nei testi e che ho conosciuto con le ricerche che ho compiuto nella redazione del libro. Si tratta della trottola di Ecate, in greco antico ίυγξ (iugx o strophalos) arnese magico sacrale, dedicato alla dea, con cui invocare la presenza della divinità nella celebrazione di un rito. Lo iugx è citato in età classica da Ovidio (I secolo a.C.): «Ella conosce le arti magiche (...) sa bene quale sia il potere (...) del filo messo in movimento dalla trottola che gira». 

La trottola magica veniva chiamata da Marino di Neapoli (V secolo d.C.) "ineffabile" e "divina" poiché permetteva di raggiungere l'unione con la divinità. In particolare i neoplatonici richiamavano la presenza della divinità oracolare Ecate facendo girare una trottola così descritta da Michele Psello: "La trottola d'Ecate è una sfera dorata costruita attorno a uno zaffiro e fatta girare tramite una cinghia di cuoio, con sopra dei caratteri incisi su ogni faccia: mentre gira si fanno le invocazioni".

La trottola veniva lanciata dal teurgo: se ruotava verso l'interno gli dei venivano sollecitati a partecipare al rito. Facendola girare verso l'esterno la divinità era libera di andarsene. La trottola girando produceva dei suoni che sembravano essere versi di animali, o lamenti o risa dalla cui interpretazione il teurgo poteva avere visioni profetiche anche assimilandole al suono delle sfere celesti. La rotazione della trottola influenzava infatti, il moto degli astri celesti che esercitavano il loro influsso sulla Terra.


Nel libro questo oggetto viene trovato da Steleth e Thanaquil nella biblioteca del tempio. La strega lo userà per mettersi in contatto con la dea Vesta e poi per comunicare con l'amica nei momenti di lontananza. 

C'è, poi, l'aula gemmata, custodita da Tarchun, in quanto massimo sacerdote. Si tratta di una specie di piccolo flauto o fischietto, che consente di richiamare i morti in vita. Questo oggetto è al centro di uno degli episodi più sanguinari del libro. 

Altro utensile che compare più volte è lo specchio, di cui vi ho già parlato qui. Ad avere una funzione magica ci sono poi altri oggetti, come il setaccio.

Ecco il passo di Lo specchio di Giano in cui viene introdotto Tarchun e in cui viene descritto il lituo: 

Poco dopo l'arrivo dei sacerdoti uscì dal tempio con andatura sicura e spedita, testa alta e sguardo altero, Tarchun, l'Aruth, guida dei Ministri del destino e Sians, padre di tutti gli uomini. Andò a fermarsi prima della scala di accesso al tempio, rimanendo nel porticato e ben visibile da tutti. Il suo alto cappello conico in candida lana, con una grande falda, era poggiato su una chioma folta e raccolta in una treccia nera, in cui cominciavano a fare capolino alcuni fili bianchi. Un pesante mantello frangiato nei toni delle vinacce e foderato di marrone, era chiuso sotto il collo da una spilla in oro, perfettamente tonda, con un decoro a spirale in elettro, con sfumature che davano il risultato di profondità ed eleganza. Al di sotto, il capo lasciava soltanto intravedere il chitone bianco in un particolare tessuto lucente arrivato dalle regioni orientali orlato di porpora e oro che scendeva al di sotto del ginocchio. Ai piedi l'Aruth portava degli stivaletti in cuoio, alti fino alla caviglia e dalla caratteristica punta ricurva. In mano aveva il lituo, un bastone magico fatto di elettro, curvo da un'estremità e lungo quanto il suo braccio. Il suo sguardo severo andò a osservare il gruppo di persone che nel frattempo si era raccolto davanti a lui, probabilmente per verificare la presenza di tutti i convocati.

Steleth lo guardava con ammirazione anche se dall'ultima volta lo trovava invecchiato e deperito, con gli occhi azzurri un poco incavati e il fisico, già magro, ancora più smunto. Inoltre, il suo viso, dai tratti delicati e quasi privo di barba, stava cominciando a cadere e venarsi di piccole rughe. Non aveva avuto spesso a che fare con quell'uomo e personalmente aveva avuto poche occasioni di parlargli ma gli era sempre sembrato un Sians ineccepibile e depositario di grande saggezza e sapere. Altri membri della sua famiglia ricordavano con maggior affetto alcuni degli Aruth precedenti mentre Velthur non sopportava nessun religioso e metteva sempre in discussione la dottrina predicata dai diversi ordini.

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