mercoledì 30 ottobre 2024

Lo specchio di Giano, il demone Tuchulcha

 In Lo specchio di Giano, romanzo fantasy ispirato agli Etruschi, ho dato grande spazio alle figure degli dei e dei demoni, che avevano un peso rilevante nella religione di questo antico popolo italico. In particolare spicca Tuchulcha, che nel testo ha assunto la forma di un particolare animale, per poi riprendere il suo aspetto originario verso la fine del libro.

Al demone infernale è stato affidato dal dio reggente Maris il compito di proteggere la protagonista Steleth, e per farlo gli è stata data la forma di una cavalletta, con dei poteri particolari. Ma perché una cavalletta? L'ispirazione mi è venuta da un aneddoto che mi è accaduto qualche inverno fa, quando avevo già cominciato la scrittura del libro. Ogni mattina, infatti, trovavo una locusta piuttosto grossa sulle inferriate della finestra della mia camera, che mi osservava con i suoi grandi occhi neri. Rimase là per tutta la stagione. Alla fine pensai che quel tipo di insetto potesse essere una presenza fuori dal comune per un testo e ho deciso di inserirla tra i personaggi dell'ebook.


Ma chi era Tuchulcha? E' un demone dell'oltretomba, assieme a Charun (Caronte), rapinatore e carnefice delle anime. La sua raffigurazione più nota è un affresco della tomba tarquiniese dell'Orco dove viene rappresentato alato, di tinta giallastra, con orecchie d'asino e un grande becco ricurvo, serpenti nelle mani e sulle chiome. Fa parte di una schiera di demoni che avevano il compito di gestire il viaggio delle anime dei defunti verso il mondo dei morti, tra cui Vanth e Culsu.

Ecco la parte del libro, disponibile su Amazon e su altre piattaforme, dove, nel concilio degli dei, si spiega l'identità dell'insetto:

“Sei stato tu a mandare Tuchulcha da Steleth? Perché la cavalletta è Tuchulcha vero?”.

“Non so di che cosa stai parlando, Manth”, sorrise Maris, osservando l'altro dio che si agitava sul suo kline dorato, agitando una coppa di nettare e sorseggiando quella bevanda che andò a bagnargli barba e baffi foltissimi e castani.

“Sono un dio infernale e quando con Mania dimoravamo a Tufulta l'ho visto fare quella cosa un'infinità di volte. Non sono in molti ad avere quel potere”.

“Fare cosa?”, Maris continuava a fare orecchie da mercante.

“Far diventare invisibile una persona e diventare invisibile. Anche se lo abbiamo visto fare ad Ataris con le manticore, non vuole dire che sia una prerogativa di tutti, anzi! Tuchulcha usava queste sue capacità per scherzare con le anime dei bambini, anche se non so se fosse molto divertente per loro. O nascondeva uno di loro o si nascondeva lui stesso, tra gli alberi del campo dei fiori sacri, dove gli asfodeli crescono e diffondono il loro profumo per rallegrare le anime. Spesso, quando i piccoli giocavano a nascondino, riappariva all'improvviso con il suo bell'aspetto di demone alato e il suo volto che era un miscuglio di esseri differenti: gli occhi neri e splendenti erano incastonati come diamanti nel volto del guerriero più temibile, la bocca era il becco di un avvoltoio, le orecchie del cavallo e, dulcis in fundo, due bellissimi esemplari di colubro che gli uscivano tra i capelli. Tutti urlavano di terrore. Una volta successe che la dea Pethan, passando di là mentre accadeva questo, si prese un tale spavento che con un urlo ghiacciò l'intera distesa e ci vollero mesi per rimetterla a posto. Da quel momento Tuchulcha smise di scherzare in questo modo.”

Maris rise: “Scene esilaranti dal mondo dei morti! Comunque, hai indovinato, la cavalletta nera è Tuchulcha. Se ricordi le sue burle ricorderai anche quanto fosse legato a Ecate. Steleth sembra avere un ruolo importante in questa storia e ho pensato di mandare qualcuno a proteggerla”.

“Ma se la Via del Ritorno Segreto è una faccenda degli uomini, come hai fatto a far trasmigrare un demone a tuo piacimento da un essere mortale a un animale?”, chiese Evan, dalla lunga chioma bruna striata di rosso, che scendeva su un mantello porpora, che avvolgeva il suo chitone dorato.

“Sono o non sono il dio reggente, almeno per ora? Ho intercettato il momento in cui il suo Aisna stava per morire e qui sono intervenuto, mandandolo nel corpo di quel piccolo insetto”.

“Non potevi scegliere un animale un po' più incisivo? Non so... un lupo, un drago, una lince, un falco, un liocorno?”, ribatté Mania, con il suo volto perfetto appoggiato alla spalla del marito in un atteggiamento indolente.

“La cavalletta nera è più discreta e può stare sempre con lei. Poi ha doti che vengono spesse sottovalutate”, spiegò il dio.


mercoledì 16 ottobre 2024

Lo specchio di Giano, il personaggio di Thefri

Vi ho accennato più volte al fatto che nel romanzo fantasy ispirato agli Etruschi "Lo specchio di Giano" sia riassunta in versione fantastica la mia storia e quella dei rappresentanti della mia famiglia, a cui è dedicato il libro. Per questo il nome della protagonista, Steleth, deriva da una parola etrusca che significa “Insieme”. E altre parole di ispirazione etrusca danno il nome ad altri dei personaggi umani principali: Thefri, che significa fratello, Nacna, nonna, e Tatia, zia. 


Dopo aver analizzato diverse figure che compaiono nella storia, da Holaie a Thanaquil, vi parlerò della figura di Thefri, nel libro un Thisnaith, stregone d'acqua, come la madre Ati. Loro, nella realtà, sono sempre stati molto legati, tanto che spesso da ragazza rinfacciavo a mia madre di preferire in maniera spudorata mio fratello. Certo è che le affinità tra loro erano spiccate mentre io forse risultavo più simile a mio padre (Vulca nel testo), che a causa della separazione tra loro non ho frequentato come avrei dovuto. 

La storia del libro rispecchia una concordia tra fratelli che nella vita c'è stata soltanto negli ultimi anni: diverse volte abbiamo avuto diverbi pesanti e da ragazzi non abbiamo condiviso molto, vista la differenza d'età molto marcata. Il carattere del personaggio, infine, è più sfumato di quello dell'uomo: è più riflessivo e meno istintivo. La rabbia e la passionalità verranno fuori dopo la trasformazione nel dio dell'acqua e della tempesta. Mio fratello ha sempre amato il mare e le immersioni, quindi l'associazione a Nethuns nella redazione del libro è stata istantanea.

Mio fratello, infine, è stata una delle fonti, assieme agli altri famigliari, che mi ha permesso di ricostruire i caratteri dei membri della mia famiglia che ho perso da piccola. 

Da questo brano di Lo specchio di Giano, disponibile su Amazon e in libreria, emerge la determinazione del personaggio, di contro all'indecisione della sorella Steleth:

Le due donne intanto erano scese ed erano arrivate all'ingresso della torre, dove si trovavano altre guardie e il Thisnaith. Alla fine la strega aveva ceduto e, visto che si sentiva stremata, aveva acconsentito ad andare a casa. Thanaquil li accompagnò per un pezzo di strada in modo che guardie non sentissero quello che stavano dicendo.

“Hai parlato poi con i genitori di Crisoro? Andranno via?”, chiese Thanaquil allo stregone.

“Sono già andati via. Saranno dai loro cugini domani mattina all'alba”.

“Bene, ora andate. Torno dal prigioniero. Passate una buona notte, per quanto possibile”.

La sacerdotessa ritornò indietro e i due fratelli continuarono per il loro cammino.

“Thanaquil mi stava dicendo che hai notizie della zia”.

“Con i miei amici non ho trovato tracce di lei ma Virius mi ha raccontato che ha sentito la sua voce nel duello con Turno. E' stata lei a dirgli di colpirlo alla spalla. Potrebbe essere davvero che Crisoro l'abbia già fatta trasformare in Vesta?”.

“Anche i semplici defunti a volte intervengono nelle faccende dei vivi”.

“Sì, ma per i loro familiari. E nei nostri familiari non c'è Virius”.

Steleth si fermò: “Sì questo è vero. Ma il ragazzo potrebbe aver confuso la sua voce con quella di un'altra persona”.

“Non puoi invocarla? Gli dei spesso rispondono se chiamati. E con lei abbiamo un legame speciale. Non dobbiamo chiederle profezie o chissà che altro, solo chiederle un segno che ci faccia capire che ora è una immortale”.

“Va bene, ma spesso il segno inequivocabile non arriva. Vengono mandate solo tracce difficili da decifrare. Dobbiamo essere in un luogo sacro per un'invocazione. Domani mattina andremo al tempio di Manth e Mania”.

“No – la fermò il fratello. – Domani ci saranno altre cose che saranno urgenti, persone che avranno bisogno di cure e altri eventi che potrebbero frenarci. Poco sotto il tempio di Evan ci sono i ruderi del vecchio edifico sacro all'antica dea Uni, poi dedicato a Turms e distrutto durante la guerra dei Cinque anni senza che fosse più ricostruito. Andiamo lì adesso. Almeno sapremo qualcosa prima di rientrare a casa”.

Steleth annuì con la testa, facendosi trascinare dalla volontà del fratello.

Attraversarono le strette e scivolose strade dell'isola, ormai quasi totalmente al buio e poco dopo arrivarono ai resti, ospitati in una piccola area piana, un luogo privilegiato da cui ammirare l’intera Baia dell'Oblio, con il tempio degli dei infernali di fronte, e sotto, a picco, il mare di cui si sentiva il profumo e il suo leggero movimento.

Si posero davanti alla statua di Turms, l'unica cosa della struttura che era stata ricostruita. Con la fioca luce di un bastone che Steleth aveva acceso si riuscivano ancora a intravedere le figure scolpite ormai consumate dal tempo delle parti decorate che componevano il tetto del vecchio tempio, ora a terra. L'Arath si voltò verso Ovest, dove il sole tramonta, e fece per cominciare l'invocazione, quando si ricordò dello iugx che aveva trovato in biblioteca.

Lo estrasse dalla sacca che teneva sempre con sé e lo osservò attentamente.

“Proverò con questo”, disse.

“Cos'è?” chiese Thefri.

“Una trottola di Ecate, ha varie funzioni e serve anche a invocare gli dei”.

“Lo hai mai usato? Forse è meglio una via che hai già praticato”.

“E' uno strumento molto potente.”

Il fratello non pensò più a controbattere e decise di lasciarla fare.

Steleth avvolse l'oggetto magico nella cinghia per farlo ruotare, si appoggiò a una delle lastre di marmo del frontone che volgeva la sua parte interna e piatta verso l'alto e pronunciò queste parole:

“Dea del focolare e del fuoco sacro, dea a cui nessuno ha mai sollevato il velo e che alzi il tuo scettro sul mondo, mostrati a noi, se sei tornata tra gli eterni e dammi un cenno della tua presenza”.

Poi lanciò la trottola sul marmo. Questa rotolò lontano fermandosi ai piedi di un albero che era cresciuto in mezzo alle rovine.

Steleth lo riprese e riprovò. Lo iugx cadde ancora in quel punto. Ci provò ancora una volta con lo stesso risultato.

Ormai stanca, stava per compiere automaticamente nuovamente lo stesso procedimento quando Thefri la fermò.

“La pietra forse non va bene. Lo iugx va sempre lontano”.

“Le invocazioni vanno sempre fatte nei pressi delle statue o su qualche parte del tempio. Io probabilmente devo ancora fare pratica con questo strumento”.

“La trottola va sempre sotto quell'albero. Quali erano le piante sacre a Vesta?”.

“Il grano e il giuggiolo”.

“Quello è un giuggiolo se non mi sbaglio”.

Il Thisnaith avvicinò il bastone infuocato alla pianta e i due videro le caratteristiche foglie verdi e leggermente allungate dell’arbusto.

“Evidentemente è un segno”, disse lo stregone.

Steleth si portò allora sotto l'albero e disse ancora:

“Dea del focolare e del fuoco sacro, dea a cui nessuno ha mai sollevato il velo e che alzi il tuo scettro sul mondo, mostrati a noi, se sei tornata tra gli eterni e dammi un cenno della tua presenza”.

Lanciò nuovamente lo strumento, che questa volta si mise a roteare sempre nello stesso punto: la sua pietra centrale si illuminò leggermente spandendo bagliori rossi e lo strumento emise un suono simile a una risata di donna.

“Sta ridendo!”, esultò Thefri.

“Non è quello che si chiama un segno inequivocabile”.

Lo iugx stava ancora ruotando prodigiosamente su sé stesso, quando Steleth continuò:

“Vesta, che quando eri una Aisna hai protetto e fatto crescere la mia famiglia, mostrati a noi e rendici sicuri del tuo ritorno tra gli eterni”.

A quel punto la trottola girò ancora più velocemente, l'oro si illuminò e cambiò forma, prendendo quella delle vere trottole, e con la punta cominciò a muoversi sulla terra.

“Sta scrivendo”, disse Steleth.

Thefri si avvicinò per guardare.

“Cosa c'è scritto?”

“Sono caratteri arcaici... Spero di essere in grado di capirli. Ora... vi … “

Lo iugx girava veloce incidendo il suolo: “Ora vi vedo!”, lesse la strega.

L'oggetto magico smise di ruotare e luccicare e la scritta scomparve dalla terra.

Steleth scoppiò in lacrime si alzò e abbracciò il fratello: “Ora non può più succederle niente”, le disse lui.

Raccolto l'oggetto magico, i due, ormai stremati ma con un filo di speranza in più nel cuore, tornarono a casa.


lunedì 14 ottobre 2024

Giano, i confini, i limiti e i momenti di passaggio

 Vi ho introdotto le tipologie di personaggi che si possono incontrare nel testo e i luoghi in cui è ambientato il romanzo fantasy di ispirazione etrusca "Lo specchio di Giano". Ma non vi ho ancora descritto il protagonista del titolo e della copertina, il dio Giano, chiamato dagli etruschi Culsans.

Pur non essendo uno dei caratteri principali, il dio, che nel volume è il creatore dell'universo, assieme a Northia, la capricciosa dea del destino, avrà un grande ruolo nella vicenda.

Si parla molto nel testo di confini, limiti, inizi, momenti di passaggio: era questo che il dio proteggeva secondo gli antichi etruschi, romani e italici. Per questo è raffigurato con due volti, poiché e capace di guardare passato e futuro. Si tratta certamente di una delle divinità più affascinanti dell'universo latino.


Ecco il primo passo in cui si parla di Giano e della creazione dell'Universo:

“Una marea informe in un lento movimento, un fiume di materia amorfa che scorreva in uno spazio infinito e senza tempo: questo c'era al principio, quando esistevano solo gli eterni Northia, la dea del fato, che tutto comanda e tutto decide, e Giano, il padre di tutte le cose. La capricciosa e fatale dea decise in un punto di dare a quella massa un senso e le impresse un altro corso, impetuoso e vorticoso: fu da questo movimento che i diversi elementi si divisero, per poi riunirsi e mescolarsi, dando origine alle cose e al tempo. Giano, chiamato Culsans dal popolo dei Rasna, prima rimproverò Northia per la sua volubilità, poi vide che quello che si stava creando era buono e decise di procedere alla sua costituzione quando la dea, molto presto, si stufò del suo progetto. Il dio plasmò il Sole e tutti gli astri e i pianeti, poi arrivò alla Terra, che dotò di un satellite che la illuminasse anche durante la notte, di un centro di fuoco, una copertura di rocce e un'immensa quantità di acqua. Studiò, quindi, i movimenti che questi  corpi celesti dovevano compiere per mantenere il proprio vigore e la propria bellezza. Il nostro mondo fu quindi vestito da un manto di piante, per essere ancora più rigoglioso, un manto che cambiasse il suo aspetto a seconda delle diverse stagioni. Ma per controllare che ogni cosa stesse al suo posto e non si guastasse il tutto, c'era bisogno di una grande e continua attenzione da parte del dio. Fu così che Giano forgiò dalla polvere che vola libera nel cosmo altri eterni, che furono poi chiamati dei  Proteroi o  Primigeni e che prendono nomi diversi presso i differenti popoli: Satres fu chiamato a gestire il tempo, Semia la terra, Sethlans il fuoco, Thesan il movimento degli astri, Tinia il cielo e l'aria, Uni la vita e la fertilità, Nethuns  l'acqua. Questi i nomi degli immortali presso i Rasna.

La terra così bella e fiorita, con frutti e prodotti che nascevano in ogni dove, non aveva però abitanti che potessero goderne. Giano, dalle rocce e dall'acqua, dal legno, dall'aria e dal fuoco e da ogni altro elemento, forgiò gli animali, innumerevoli esseri che presero a correre nei prati e a nuotare nell'acqua, a volare nell'aria e a salire sugli alberi, fino alla loro morte, in cui il loro corpo tornava ad essere materia per dar vita ad un altro  vivente e la loro anima diventava libera dal mondo sensibile. Tinia, guardando quegli animali che, felici, dimoravano il mondo, volle creare anche dei mortali speciali, che fossero simili agli dei, in modo che gli eterni avessero sulla terra una loro controparte capace di costruire, creare e riflettere. Questi sarebbero stati legati indissolubilmente agli dei e sarebbero stati i loro prediletti: gli immortali, Viaggiatori del Tempo, li avrebbero protetti da pericoli e avversità e favorito chi li avesse onorati e rispettati; mentre i mortali, Passeggeri nel mondo, con la loro devozione avrebbero aumentato il potere dell'uno e dell'altro dio a seconda dell'intensità della loro fede verso di lui. Questi animali erano gli umani, divisi in diverse classi, a seconda delle loro inclinazioni: gli uomini, intelligenti e operosi; i Fauni, legati alla sfera delle selve; i diversi tipi di Streghe, da cui cominciò a diffondersi nel mondo la magia; i Centimani e i Ciclopi, noti per la loro forza, i Pigmei, i Blemmi, le Gorgadi, le Sirene e i Tritoni, che abitavano i mari, e tutti gli altri.

L'universo, così, fu completo e retto dalla sapienza degli dei ma sempre piegato al volere di Northia”.


martedì 8 ottobre 2024

Lo specchio di Giano, gli dei e i demoni

 Dei capricciosi, volubili e a volte crudeli, decadenti o vendicativi: sono questi gli immortali del fantasy "Lo specchio di Giano". Oltre al dio bifronte, gli immortali presenti nel volume sono numerosissimi e sono ripresi per lo più dalla cultura etrusca ma non solo. Accanto a Aplu, Turan, Nethuns, Manth, Voltumna e molti altri, ci sono anche altri dei romani o italici come Vesta e Angizia ma anche dei di altre culture antiche come Belanu. Il dio reggente, Maris, invece,  una divinità etrusca minore di cui si sa poco. Ho scelto il suo nome perché mi dava l'occasione di forgiare un personaggio più moderno e più combattuto. 

Come in ogni fantasy che si rispetti, non può mancare una nutrita schiera di demoni, mostri e spiriti, soprattutto infernali ma mi fermo qui per non "spoilerare" troppo.

Per caratteri e le descrizioni degli immortali ho guardato soprattutto agli dei descritti nei grandi classici della letteratura antica, "contaminati" da accenti più contemporanei o spunti provenienti da fonti di diverso genere a cui si rifà anche il topos del concilio degli dei, a cui ho voluto aggiungere un po' di ironia.

Eccone un passo:

“Se sappiamo dove è Esclulapio abbiamo un elemento importante per intavolare una trattativa con Aplu. Visto che noi non riusciamo a scovarlo in nessun modo, dobbiamo chiedere agli uomini un aiuto per capire dove si trova. Qualcuno di noi deve manifestarsi ai mortali”, ordinò il reggente.

“Uhhh”, dissero gli altri in coro, trasalendo.

“Io no, Maris, l'ultima volta che l'ho fatto si è creato un equivoco che ha quasi portato a una guerra”, rispose Manth.

“Io ho quasi fatto morire il sacerdote che ha raccolto il mio messaggio”, affermò Turms.

“Non puoi andare tu, per una cosa così importante, Maris?” chiese Evan.

“Le leggi stabilite vogliono che il dio reggente si debba interfacciare con l'Aruth ma non me la sento di fidarmi di lui, visto che sta combattendo per il suo Regno ma soprattutto per sé. Eviterò di mandargli segnali per il momento”, rispose Maris.

“Secondo me, dobbiamo coinvolgere maggiormente l'autorità civile di Vestres. Il rector Mocezio ha sempre dato prova di correttezza sia verso gli uomini, sia verso gli dei“, affermò Vesta.

“Sì è vero. - annuì il reggente – Turms, sei tu il nostro messaggero. Dovrai manifestarti a lui ed esporgli la nostra richiesta. Ovviamente, cerca di non ucciderlo!”.

Il dio dai calzari alati acconsentì con un sospiro.

Il libro è disponibile online e in libreria.







Lo specchio di Giano e gli dei

 Avendo deciso di scrivere un romanzo ispirato agli Etruschi e ai popoli antichi non ho potuto fare a meno, in Lo specchio di Giano , di da...