martedì 26 marzo 2024

Lo specchio di Giano, il demone Tuchulcha

 In Lo specchio di Giano, romanzo fantasy ispirato agli Etruschi, ho dato grande spazio alle figure degli dei e dei demoni, che avevano un peso rilevante nella religione di questo antico popolo italico. In particolare spicca Tuchulcha, che nel testo ha assunto la forma di un particolare animale, per poi riprendere il suo aspetto originario verso la fine del libro.

Al demone infernale è stato affidato dal dio reggente Maris il compito di proteggere la protagonista Steleth, e per farlo gli è stata data la forma di una cavalletta, con dei poteri particolari. Ma perché una cavalletta? L'ispirazione mi è venuta da un aneddotto che mi è accaduto qualche inverno fa, quando avevo già cominciato la scrittura del libro. Ogni mattina, infatti, trovavo una locusta piuttosto grossa sulle inferriate della finestra della mia camera, che mi osservava con i suoi grandi occhi neri. Rimase là per tutta la stagione. Alla fine pensai che quel tipo di insetto potesse essere una presenza fuori dal comune per un testo e ho deciso di inserirla tra i personaggi dell'ebook.


Ma chi era Tuchulcha? E' un demone dell'oltretomba, assieme a Charun (Caronte), rapinatore e carnefice delle anime. La sua raffigurazione più nota è un affresco della tomba tarquiniese dell'Orco dove viene rappresentato alato, di tinta giallastra, con orecchie d'asino e un grande becco ricurvo, serpenti nelle mani e sulle chiome. Fa parte di una schiera di demoni che avevano il compito di gestire il viaggio delle anime dei defunti verso il mondo dei morti, tra cui Vanth e Culsu.

Ecco la parte del libro, disponibile su Amazon e su altre piattaforme, dove, nel concilio degli dei, si spiega l'identità dell'insetto:

“Sei stato tu a mandare Tuchulcha da Steleth? Perché la cavalletta è Tuchulcha vero?”.

“Non so di che cosa stai parlando, Manth”, sorrise Maris, osservando l'altro dio che si agitava sul suo kline dorato, agitando una coppa di nettare e sorseggiando quella bevanda che andò a bagnargli barba e baffi foltissimi e castani.

“Sono un dio infernale e quando con Mania dimoravamo a Tufulta l'ho visto fare quella cosa un'infinità di volte. Non sono in molti ad avere quel potere”.

“Fare cosa?”, Maris continuava a fare orecchie da mercante.

“Far diventare invisibile una persona e diventare invisibile. Anche se lo abbiamo visto fare ad Ataris con le manticore, non vuole dire che sia una prerogativa di tutti, anzi! Tuchulcha usava queste sue capacità per scherzare con le anime dei bambini, anche se non so se fosse molto divertente per loro. O nascondeva uno di loro o si nascondeva lui stesso, tra gli alberi del campo dei fiori sacri, dove gli asfodeli crescono e diffondono il loro profumo per rallegrare le anime. Spesso, quando i piccoli giocavano a nascondino, riappariva all'improvviso con il suo bell'aspetto di demone alato e il suo volto che era un miscuglio di esseri differenti: gli occhi neri e splendenti erano incastonati come diamanti nel volto del guerriero più temibile, la bocca era il becco di un avvoltoio, le orecchie del cavallo e, dulcis in fundo, due bellissimi esemplari di colubro che gli uscivano tra i capelli. Tutti urlavano di terrore. Una volta successe che la dea Pethan, passando di là mentre accadeva questo, si prese un tale spavento che con un urlo ghiacciò l'intera distesa e ci vollero mesi per rimetterla a posto. Da quel momento Tuchulcha smise di scherzare in questo modo.”

Maris rise: “Scene esilaranti dal mondo dei morti! Comunque, hai indovinato, la cavalletta nera è Tuchulcha. Se ricordi le sue burle ricorderai anche quanto fosse legato a Ecate. Steleth sembra avere un ruolo importante in questa storia e ho pensato di mandare qualcuno a proteggerla”.

“Ma se la Via del Ritorno Segreto è una faccenda degli uomini, come hai fatto a far trasmigrare un demone a tuo piacimento da un essere mortale a un animale?”, chiese Evan, dalla lunga chioma bruna striata di rosso, che scendeva su un mantello porpora, che avvolgeva il suo chitone dorato.

“Sono o non sono il dio reggente, almeno per ora? Ho intercettato il momento in cui il suo Aisna stava per morire e qui sono intervenuto, mandandolo nel corpo di quel piccolo insetto”.

“Non potevi scegliere un animale un po' più incisivo? Non so... un lupo, un drago, una lince, un falco, un liocorno?”, ribatté Mania, con il suo volto perfetto appoggiato alla spalla del marito in un atteggiamento indolente.

“La cavalletta nera è più discreta e può stare sempre con lei. Poi ha doti che vengono spesse sottovalutate”, spiegò il dio.


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