Vi ho già raccontato di come "Lo specchio di Giano" sia un romanzo corale e vi ho spiegato come vi sia riassunta in versione fantastica la mia storia e quella dei rappresentanti della mia famiglia originaria, a cui è dedicato il libro. Ma sarebbe meglio dire, le due famiglie originarie...
Avendo avuto una vita famigliare molto movimentata da bambina, con i miei genitori che si sono separati, ho sempre vissuto un forte dualismo se non una vera e propria contrapposizione tra i parenti dalla parte di mia madre e tra quelli della parte di mio padre. Purtroppo con i secondi, papà compreso, ho potuto condividere molto meno tempo ed esperienze.
Ed è con loro che prenderà il via una piccola rassegna e descrizione dei personaggi dell'ebook. A partire da Vulca, il padre della protagonista Steleth, ossia il personaggio di mio papà. Si tratta del carattere che per me è stato più difficile da rappresentare: in mio padre hanno sempre convissuto caratteristiche ed elementi contradditori, come l'allegria e la simpatia da un lato, l'ansia e la prevaricazione nei confronti di mia madre dall'altro. Inoltre, mio padre è venuto a mancare, dopo una lunga malattia, quando avevo già iniziato il libro e questo mi ha portato a ricordare fatti e avvenimenti dolorosi o spiacevoli. Ho dato a lui il nome di un artista etrusco, Vulca, più per la somiglianza con il nostro cognome che per il parallelismo con il suo lavoro. Infatti, era insegnante di educazione tecnica alle scuole medie.
Per quanto riguarda, invece, Holaie, versione etrusca di Iolanda, nome reale di mia nonna, e Velia, la sorella, a cui ho dato un nome simile a quello vero, mi sono presa una grossa libertà nel racconto: entrambe sono morte quando io ero molto piccola e ho potuto passare con loro davvero poco tempo. Nella storia, ho provato a rappresentare una possibile vita con loro e immaginarmi come potessero essere realmente, aiutata in questo dai racconti dei miei genitori e di mio fratello.
Mia nonna, come potete leggere nel lungo racconto della storia della famiglia nel testo, era nata con la lussazione dell'anca da entrambe le parti e questo la ostacolò per tutta la vita. Questo problema non le impedì, però, di sviluppare un carattere molto forte e una laboriosità fuori dal comune: sia mia madre sia mia fratello la ricordano seduta alla macchina da cucire dove stava per gran parte del giorno. "Come era abile e veloce nel rattoppare i vestiti e aggiustarli, così cercava di fare anche con noi: metteva una pezza dove poteva, quando andavo da lei perché i nostri genitori avevano litigato e mi avevano lasciato da solo", mi ha raccontato mio fratello.
La sorella era anch'essa dotata di un carattere particolarmente forte e avrebbe fatto di tutto per la sua famiglia. Essendo andato male per lei il matrimonio, conseguentemente alla perdita di una bambina, mise tutto il suo impegno nella famiglia della sorella. A lei devo il racconto della loro storia, che ci ha lasciato tramite mio padre.
Lei e Iolanda, come racconto anche nel volume, hanno trattato mio padre "come un principe", su loro stessa ammissione. A mia nonna sembrava quasi un miracolo che il figlio fosse nato senza lussazione dell'anca e lo viziava, assieme alla sorella, in ogni modo.
Nel testo, si accenna anche a mio nonno, impersonato da Cicnu, di cui viene raccontata la vicenda da Velia e da Ati (madre di Steleth). Mio nonno, di nome Giuseppe, morì quando mio fratello era appena nato e non l'ho mai potuto conoscere. Di lui, come spesso succede, mi sono arrivate testimonianze contradditorie: quelle di mio padre, anche se in realtà ne parlava sempre pochissimo, quelle di mia madre, che credo fosse la persona più obiettiva, e quelle riportare dal racconto di mia zia. Purtroppo non potrò mai sapere come sono andate realmente le cose.
Ecco la descrizione dei tre personaggi, che potete trovare anche su Wattpad:
Più in disparte rispetto alla folla, su un lato della piazza, c'era il padre, Vulca, un Usilth, stregone di aria e di cielo. Nonostante l'età stesse avanzando inesorabile anche per lui, aveva ancora un aspetto piacente: non era molto alto ma aveva un fisico curato, capelli mossi, dalla lunghezza media, con una leggera stempiatura, viso ovale, con gli zigomi leggermente alti, mento stretto con la fossetta, che il viso di Thefri aveva ripreso, naso dalla punta larga che ricordava quello della figlia, la carnagione chiara, quasi bianca, della sua classe, occhi verdi e labbra carnose. Si era sempre distinto per la sua eleganza, grazie anche al lavoro e alla dedizione della madre, che confezionava abiti per mestiere, e portava un chitone in lana azzurra, con bordi di tre colori, su cui era appoggiata una tebenna verde scuro con orlo rosso, decorato con motivi a losanghe candide. Stava parlando, mentre passeggiavano lentamente avanti e indietro, proprio con sua madre, Holaie, Arath anziana e claudicante fin dalla nascita con capelli grigi, raccolti in una lunga treccia, viso allungato e un poco rugoso, espressivi occhi scuri, naso sottile e bocca fine, color nocciola, che sorrideva poco. A incorniciarlo gioielli sottili, in filigrana, che riproducevano diversi fiori. La sua lunga tunica era del colore della senape ed era coperta anche sul capo da un pesante mantello glicine. Con loro, la sorella maggiore di lei e zia di Vulca, Velia, anch'ella Arath, più alta e robusta rispetto a Holaie, con i capelli grigi raccolti in una crocchia, con il volto ovale ma dalla mascella più pronunciata, gli occhi scuri e larghi, naso grazioso ma lievemente ossuto e bocca larga, scurissima e sempre sorridente. Il suo chitone era blu intenso con bordi a motivi geometrici di diversi colori mentre il suo mantello era verde e foderato di rosso, con l'orlo cucito con fili d'argento.
La famiglia di Vulca dopo la separazione - ma in realtà anche in precedenza - non aveva mai avuto buoni rapporti con quella di Ati. Ora chi salutare prima del suo litigioso clan, senza offendere nessuno?Tolse Steleth da questo impiccio il fratello, che, vedendola arrivare, prese per mano Tatia e si diresse verso di lei. Un sorriso, un abbraccio e anche un po' di commozione da parte dell'anziana che non incontrava da tempo la nipote, poi le parole:"Bentornata Steleth, sono felice di ritrovarti in questo momento. Sembra che le fatiche per noi vecchi non siano finite mentre voi siete chiamati a dimostrare il vostro valore!"."Anche io sono felice di essere tornata, zia! Ma che cosa posso mettere a disposizione io, semplice Arath, per la difesa del Regno?"."Tutti hanno le capacità di compiere grandi azioni. Sapremo presto che cosa ci viene chiesto dagli dei", rispose la donna.
Mentre anche Velthur, Holaie, Velia e Vulca si stavano avvicinando per salutarla, un gruppo di Ministri del destino, i sacerdoti depositari del culto di Maris assieme all'Aruth, uscì dal tempio e si dispose in fila davanti al basamento dell'edificio, lasciando uno spazio in mezzo a loro.