venerdì 16 febbraio 2024

17 febbraio 1600. Giordano Bruno viene arso al rogo in Campo de' Fiori a Roma

E chi mi impenna, e chi mi scalda il core? 

Chi non mi fa temer fortuna o morte? 

Chi le catene ruppe e quelle porte,

Onde rari son sciolti ed escon fore?

L'etadi, gli anni, i mesi, i giorni e l'ore

Figlie ed armi del tempo, e quella corte

A cui né ferro, né diamante è forte, 

Assicurato m'han dal suo furore. 

Quindi l'ali sicure a l'aria porgo;

Né temo intoppo di cristallo o vetro,

Ma fendo i cieli e a l'infinito m'ergo.

E mentre dal mio globo a gli altri sorgo,

E per l'eterio campo oltre penetro:

Quel ch'altri lungi vede, lascio al tergo. 

Di Photo2021 - Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=98534381

"Forse tremate più voi nel pronunciare questa sentenza che io nell’ascoltarla": sono queste, secondo le testimonianze dell'epoca, le parole che pronunciò Giordano Bruno, icona del libero pensiero, di fronte al Tribuna­le dell’Inquisizione che lo condan­nava a morte per eresia. 

Non aveva abiurato e la sentenza, che gli venne letta l’8 febbraio 1600, era ir­revocabile. Il 17 febbraio il filosofo nolano venne arso vivo in Campo de’ fiori a Roma, dove fu portato con la bocca serrata dalla mordacchia, per­ché non parlasse. 

Esponente del naturalismo rinascimentale, Bruno fondeva le più diverse tradizioni filosofiche dal materialismo antico al copernicanesimo, accentando la rivoluzionaria teoria eliocentrica, dal mondo classico all'ermetismo, rimanendo saldo attorno al principio dell’infinito. Il filosofo riteneva, infatti, che l'universo fosse infinito, non più chiuso in sé stesso e per questo perfetto, ma dilatato ed ineffabile, consequenziale effetto di un Dio infinito, fatto di mondi innumerevoli. Secondo il nolano Dio è nella natura di tutte le cose e la terra, che gira intorno al Sole, è dotata di un’anima immortale. Il valore dell’uomo non è nel possesso della verità ma nella costante ricerca di essa attraverso quell’"eroi­co furore" che rende libera l’umanità.

Tra le sue opere citiamo La Cena de le ceneri, De la causa principio et uno, De l’infinito universo et mondi, Spaccio de la bestia trionfante, De gli eroici furori, De minimo, De monade, De immenso et innumerabilibus, Il candelaio.


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