martedì 17 ottobre 2023

L'Orlando Innamorato di Matteo Maria Boiardo

Sono arrivata dunque all'ottava 4.429 dell'Orlando Innamorato di Matteo Maria Boiardo, l'ultima, che in ogni caso non chiude l'opera, essendo il poema rimasto incompiuto. La trama è complicata, ci sono molti filoni e molti personaggi, ma essendo il poema nato probabilmente per essere raccontato a voce l'autore spesso riassume i fatti accaduti in precedenza, in modo da non far perdere il filo al pubblico. Questo fattore e la lunghezza del lavoro hanno portato a piccole imperfezioni e sviste che tuttavia non incidono sul risultato finale. 

A sorprendere soprattutto è la lingua, diversa da quella che si diffonderà dall'Ariosto in poi e teorizzata dal Bembo: si tratta una contaminazione di forme toscane, forme tipiche delle parlate settentrionali ed espressioni latineggianti, con registri linguistici variabili, da quelli più popolari a quelli aulici e petrarcheschi. Non mancano espressioni colorite e lo sproloquio (un esempio lo trovate sotto). 

Al centro del poema i duelli, le battaglie e l'amore, con Angelica come motore principale, seducente, appassionata e crudele, che non ingentilisce l'uomo ma lo fa perdere. L'ispirazione dell'opera è lo spirito cavalleresco, cioè l'ammirazione per le grandi gesta e l'esaltazione di quei valori coltivati dall'aristocrazia contemporanea al poeta. Ecco quindi innumerevoli racconti di sfide e tenzoni che a noi sembrano ripetersi con una certa monotonia ma che in realtà andavano incontro al gusto del pubblico dell'epoca. Il tono del racconto è spesso ironico e leggero.

I personaggi che mi hanno coinvolto di più? Astolfo, Marfisa, Bradamante, Brandimarte e Fiordelisa, Agricane e Rinaldo. 

Vi chiederete se il libro mi è piaciuto... Sì, tanto che ho rallentato la lettura sugli ultimi canti, perchè non volevo finirlo... Capita anche a voi? E ora: Le donne, i cavalier, l'arme, gli amori...


Ecco alcune citazioni tratte dal poema:

- Né forte braccio, né ardire animoso,

Né scudo o maglia, né brando affilato,

Né altra possanza può mai far diffesa,

Che al fin non sia da Amor battuta e presa.


- Ad uno amante una ora uno anno pare.


L'indignazione di Carlo Magno quando si rende conto che i suoi cavalieri non sono a sua disposizione:

- Ove son quei che me dièn fare omaggio,

Che m’hanno abandonato in questo giorno?

Ov’è Gan da Pontieri? Ove è Rainaldo?

Ove ene Orlando, traditor bastardo?

 Figliol de una puttana, rinegato!

Che, stu ritorni a me, poss’io morire,

Se con le proprie man non t’ho impiccato! -


- Se non te adusi a parlar più cortese,

farotte costumato alle tue spese.


- Erba nè incanto o pietra preciosa:

Nulla mi val, chè amor vince ogni cosa.


- Perchè descriver non se può lo amore 

a chi nol sente e a cui non l'ha nel core.


- Tutte le cose sotto della luna,

L’alta ricchezza, e’ regni della terra,

  Son sottoposti a voglia di Fortuna:

Lei la porta apre de improviso e serra,

E quando più par bianca, divien bruna;

Ma più se mostra a caso della guerra

Instabile, voltante e roïnosa,

E più fallace che alcuna altra cosa;


Brandimarte ritrova Fiordelisa nel pieno della battaglia:

- Stavan sì stretti quei duo amanti insieme,

Che l’aria non potrebbe tra lor gire;

E l’uno e l’altro sì forte se preme,

Che non vi serìa forza a dipartire.

Come ciascun sospira e ciascun geme

De alta dolcezza, non saprebbi io dire;

Lor lo dican per me, poi che a lor tocca,

Che ciascaduno avea due lingue in bocca.


- Ch’io piansi il sangue vivo per gran stizia;

E nel mio cor dicea: "Se egli è volpone,

Farollo essere un becco, per Macone.

Ché mai non intrò a giostra cavalliero,

Né a torniamento per farsi vedere,

Che avesse in capo tanto alto il cimiero,

Come io farò di corne al mio potere".


Rodamonte offende l'indovino di Agramante:

- In ciascun loco

Ove fiamma s’accende, un tempo dura

Piccola prima, e poi si fa gran foco;

Ma come viene al fin, sempre se oscura,

Mancando del suo lume a poco a poco.

E così fa l’umana creatura,

Che, poi che ha di sua età passato il verde,

La vista, il senno e l’animo si perde.


- Mal aggia l'omo che dà tanta fede

al ditto di altri e a quel che non si vede!


- La nostra vita è una polvere al vento,

Né se debbe stimar né aver sì grata,

Che per salvarla, on allungarla un poco,

Si danni l’alma nello eterno foco.


- Però che Amore è quel che dà la gloria,

E che fa l’omo degno ed onorato,

Amore è quel che dona la vittoria,

E dona ardire al cavalliero armato


- O soprana Virtù, che e’ sotto al sole,

Movendo il terzo celo a gire intorno,

Dammi il canto soave e le parole

Dolci e ligiadre e un proferire adorno,

Sì che la gente che ascoltar mi vôle,

Prenda diletto odendo di quel giorno

Nel qual duo cavallier con tanto ardore

Fierno battaglia insieme per amore.


- Ma il navicare e nostra vita umana

De una fermezza mai non se assicura,

Però che la speranza al mondo è vana,

Né mai bon vento lungamente dura.


- Rispose Mandricardo: - In fede mia,

Tutto è perduto il tempo che ne avanza,

Se in amor non si spende o in cortesia,

O nel mostrare in arme sua possanza.


- Però che il dolce amore in gentil petto

amareggiato è sempre di sospetto.


sabato 14 ottobre 2023

Italo Calvino, il centenario della nascita dell'autore

 Oggi ricorre un importante anniversario per la letteratura italiana, quello del centenario della nascita di Italo Calvino (Santiago de Las Vegas de La Habana, 15 ottobre 1923 – Siena, 19 settembre 1985), uno degli autori italiani più importanti del secondo Novecento (abbiamo parlato qui della mostra a lui dedicata a Roma).

Intellettuale di grande impegno politico, civile e culturale e da una scrittura sempre cristallina, ha seguito molte delle principali tendenze letterarie coeve, dal neorealismo al postmoderno, ma tenendo sempre una certa distanza da esse e svolgendo un percorso di ricerca personale e coerente

Una grande varietà di atteggiamenti che riflette il succedersi delle poetiche e degli indirizzi culturali che ha seguito durante l'arco della sua vita è stata bilanciata dalla sostanziale unità determinata da un atteggiamento ispirato al razionalismo, dal gusto dell'ironia, dall'interesse per le scienze e per i tentativi di spiegazione del mondo.


Essendo una grande appassionata dei poemi cavallereschi, ricordo di lui, in particolare, un'opera del periodo fantastico, Il cavaliere inesistente, romanzo allegorico intriso di ironia e riferimenti all'Orlando Furioso di Ludovico Ariosto. Ecco l'incipit, con un bellissimo endecasillabo iniziale: 

Sotto le rosse mura di Parigi era schierato l'esercito di Francia. Carlomagno doveva passare in rivista i paladini. Già da più di tre ore erano lì; faceva caldo; era un pomeriggio di prima estate, un po' coperto, nuvoloso; nelle armature si bolliva come in pentole tenute a fuoco lento. Non è detto che qualcuno in quell'immobile fila di cavalieri già non avesse perso i sensi o non si fosse assopito, ma l'armatura li reggeva impettiti in sella tutti a un modo. D'un tratto, tre squilli di tromba: le piume dei cimieri sussultarono nell'aria ferma come a uno sbuffo di vento, e tacque subito quella specie di mugghio marino che s'era sentito fin qui, ed era, si vede, un russare di guerrieri incupito dalle gole metalliche degli elmi. Finalmente ecco, lo scorsero che avanzava laggiù in fondo, Carlomagno, su un cavallo che pareva 

venerdì 13 ottobre 2023

Giambattista Marino

 Oggi ricorre la nascita del più importante poeta barocco italiano, Giambattista Marino (Napoli, 14 ottobre 1569 – Napoli, 25 o 26 marzo 1625). E' ritenuto da molti, per la precisione, proprio il fondatore della poesia barocca e il suo lavoro ebbe una grossa influenza sia sulla letteratura italiana sia europea dell'epoca, raggiungendo un successo immenso. 

L'opera del Marino è all'origine di una concezione poetica che andò presto affermandosi in tutti i maggiori paesi del continente, sfociando in correnti letterarie quali il preziosismo in Francia, l'eufuismo in Inghilterra e il culteranismo in Spagna. 

Grazie a lui viene inaugurata una nuova stagione stilistica: Marino prende le mosse dalla produzione lirica di Torquato Tasso, distanziandosi dal petrarchismo cinquecentesco, con testi caratterizzati da una morbida sensualità e da un impiego disinvolto e concettoso del linguaggio metaforico

La sua poetica lo porta ad esasperare gli artifici del manierismo, usando ampiamente metafore, antitesi giochi di rispondenze foniche, in versi particolarmente musicali. Il suo metodo si basava principalmente sull'imitazione: la ricerca della novità, in base al gusto corrente, consisteva nel modo di porsi di fronte alla tradizione, da cui venivano selezionati elementi che venivano reimpiegati per costruire qualcosa di nuovo. 

Marino non fu un teoriche e le sue affermazioni di poetica sono da prendere con le molle. Ecco le due più famose. La prima è nel sonetto "Vuo' dare una mentita per la gola", della Murtoleide dove si dice:

Vuo' dar una mentita per la gola 

a qualunque uom ardisca d'affermare

che il Murtola non sa ben poetare,

e ch'ha bisogno di tornar a scuola.

E mi viene una stizza marïola

quando sento ch'alcun lo vuol biasmare;

perché nessuno fa meravigliare

come fa egli in ogni sua parola.

È del poeta il fin la meraviglia

(parlo de l'eccellente, non del goffo):

chi non sa far stupir, vada a la striglia. 

Io mai non leggo il cavolo e 'l carcioffo, 

che non inarchi per stupor le ciglia, 

com'esser possa un uom tanto gaglioffo.

Al di là del contesto (il riferimento al "cavolo e 'l carcioffo" è alla goffaggine con cui il Murtola, nella sua Creazione, intese celebrare la provvidenza anche attraverso le sue manifestazioni più umili e quotidiane), questi concetti erano già diffusi all'epoca e riprendono le stesse parole con cui Gabriello Chiabrera definiva la propria poetica (nella Vita di Gabriello Chiabrera da lui stesso descritta non mancano né la maraviglia né, quasi in posizione-rima, l'inarcar di ciglia). 

La seconda citazione, sempre in un contesto polemico, è costituita da una lettera dell'estate 1624 a Girolamo Preti:

«Ma perché non voglio esser lapidato dai fiutastronzi e dai caccastecchi, mi basterà dire che troppo bene averò detto che le poesie d'Ovidio sono fantastiche, poiché veramente non vi fu mai poeta, né vi sarà mai, che avesse o che sia per avere maggior fantasia di lui. E utinam le mie fossero tali! Intanto i miei libri che sono fatti contro le regole si vendono dieci scudi il pezzo a chi ne può avere, e quelli che son regolati se ne stanno a scopar la polvere delle librarie. Io pretendo di saper le regole più che non sanno tutti i pedanti insieme; ma la vera regola, cor mio bello, è saper rompere le regole a tempo e luogo, accomodandosi al costume corrente ed al gusto del secolo. Iddio ci dia pur vita, ché faremo presto veder al mondo se sappiamo ancor noi osservar queste benedette regole e cacciar il naso dentro al Castelvetro. So che voi non sète della razza degli stiticuzzi, anzi non per altro ho stimato sempre mirabile il vostro ingegno, se non perché non vi è mai piacciuta la trivialità, ma senza uscir della buona strada negli universali avete seguita la traccia delle cose scelte e peregrine [...]».

Le sue opere più famose sono l'Adone, la Lira e le Rime. Da ricordare che la poesia del Marino conobbe da subito una considerevole fortuna musicale.


Ecco la mia poesia preferita dell'autore.

O del Silenzio figlio e de la Notte,

padre di vaghe imaginate forme,

Sonno gentil, per le cui tacit’orme

son l’alme al ciel d’Amor spesso condotte,

or che ’n grembo a le lievi ombre interrotte

ogni cor, fuor che ’l mio, riposa e dorme,

l’Erebo oscuro, al mio pensier conforme,

lascia, ti prego, e le cimerie grotte.

E vien’ col dolce tuo tranquillo oblio

e col bel volto, in ch’io mirar m’appago,

a consolare il vedovo desio.

Che, se ’n te la sembianza, onde son vago,

non m’è dato goder, godrò pur io

de la morte, che bramo, almen l’imago.


lunedì 9 ottobre 2023

A Roma: “Favoloso Calvino. Il mondo come opera d’arte”

 Si avvicina un altro grande importante anniversario per la letteratura italiana in questo 2023, dopo quello di Alessandro Manzoni. Il 15 ottobre, infatti, si celebrerà il centenario della nascita di Italo Calvino e per l'occasione, le Scuderie del Quirinale di Roma danno vita alla mostra “Favoloso Calvino. Il mondo come opera d’arte”, visitabile dal 13 ottobre fino al 4 febbraio 2024. 

La mostra è pensata come un viaggio attraverso la vita, le scelte, l’impegno politico e civile, i luoghi e, soprattutto, la produzione letteraria e il metodo di lavoro dello scrittore italiano.

Saranno esposte più di duecento opere tra dipinti, sculture, disegni e illustrazioni di decine di artisti dal Rinascimento a oggi, codici miniati medievali, arazzi, fotografie e ritratti d’autore e molte prime edizioni dei libri di Italo Calvino. 

In rassegna, tutti i temi calviniani: dall’impronta cosmopolita all’apertura internazionale delle ricerche scientifiche, dall’attrazione per la modernità urbana contemporanea alle proiezioni cosmogoniche suggerite dall’astronomia, senza mai dimenticare gli orizzonti dell’immaginazione fiabesca. 

Alla mostra romana si accompagna "Calvino cantafavole", esposizione curata da Eloisa Morra e Luca Scarlini a Palazzo Ducale di Genova, negli spazi della Loggia degli Abati, aperta al pubblico dal 15 ottobre 2023 al 7 aprile 2024.



giovedì 5 ottobre 2023

La "nascita" del melodramma: l'Euridice di Jacopo Peri, con testo di Ottavio Rinuccini

 Oggi ricorre l'anniversario di un momento speciale per il melodramma: il 6 ottobre del 1600, infatti, è stata rappresentata per la prima volta L'Euridice, libretto di Ottavio Rinuccini, messo in musica da Jacopo Peri, che rappresenta la più antica opera sopravvissuta fino a noi. La data viene, così assunta convenzionalmente come data di nascita del melodramma, anche se l'Euridice non è la prima rappresentazione in senso assoluto, visto qualche anno prima era stata messa in scena una Dafne musicata dallo stesso Peri su testo dello stesso Rinuccini, di cui si è persa la musica.

L'occasione della composizione dell'Euridice furono le nozze di Maria de' Medici, figlia del granduca di Toscana Francesco I de' Medici, con Enrico IV di Francia. Il melodramma fu rappresentato per la prima volta a Palazzo Pitti.

Il testo è scritto in versi settenari ed endecasillabi, alternati liberamente, senza divisione in atti e senza che possano essere identificate strutture formali simili alle arie, ponendosi come un lavoro molto diverso da quello che saranno i libretti successivi. La scena è quella di un dramma pastorale, con la celebrazione delle nozze di Orfeo ed Euridice. Per non turbare la gioia del matrimonio reale festeggiato a Firenze, la vicenda volge a un lieto fine, diversamente dalla versione del mito greco.


Qui la prima parte di Orfeo:

Antri ch'a' miei lamenti  

rimbombaste dolenti amiche piagge,

e voi piante selvagge,

ch'alle dogliose rime

piegaste per pietà l'altere cime,

non fia più no, che la mia nobil cetra

con flebil canto a lagrimar v'alletti,

ineffabil mercede, almi diletti

amor cortese oggi al mio pianto impetra.

Ma deh perché sì lente

del bel carro immortal le rotte accese

per l'eterno cammin tardano il corso?

Sferza padre cortese

a volanti destrier, le groppe, e 'l dorso.

Spegni nell'onde omai,

spegni, o nascondi i fiammeggianti rai.

Bella madre d'amor dall'onde fora

sorgi, e la nott'ombrosa

di vaga luce scintillando indora.

Venga deh venga omai la bella sposa

tra 'l notturno silenzio, e i lieti orrori

a temprar tante fiamme, e tanti ardori.

martedì 3 ottobre 2023

San Francesco, Il cantico delle creature

 Il 4 ottobre si celebra un personaggio che per me è stato molto importante, avendo accompagnato la mia infanzia, San Francesco d'Assisi. Quando ero bambina, mia nonna frequentava il convento dei francescani del mio paese, dove, con altre amiche svolgeva qualche lavoretto di volontariato e mi portava con lei. Qui ho imparato a conoscere la spiritualità di questo personaggio. Mia nonna (coincidenza?) morì anni dopo proprio il 4 ottobre. 

Oggi lo ricordo come poeta, attività che non è slegata alla sua opera spirituale. In particolare, Il Cantico delle creature (Canticum o Laudes Creaturarum) risulta ad oggi essere il testo poetico più antico della letteratura italiana di cui si conosca l'autore. In questo componimento, in volgare umbro, con influssi toscani e francesi e latinismi, scritto in prosa ritmica assonanzata, la natura, che riflette l'immagine del Creatore, diventa un mezzo di lode a Dio. Il testo era fornito di accompagnamento musicale, composto dallo stesso Francesco, oggi perduto.


Ecco il testo:

Altissimu, onnipotente, bon Signore, tue so' le laude, la gloria e l'honore et onne benedictione.

Ad te solo, Altissimu, se konfàno et nullu homo ène dignu te mentovare.

Laudato sie, mi' Signore, cum tucte le tue creature, spetialmente messor lo frate sole, lo qual è iorno, et allumini noi per lui; et ellu è bellu e radiante cum grande splendore: de te, Altissimo, porta significatione.

Laudato si', mi' Signore, per sora luna e le stelle: in celu l'ài formate clarite et pretiose et belle.

Laudato si', mi' Signore, per frate vento et per aere et nubilo et sereno et onne tempo, per lo quale a le tue creature dài sustentamento.

Laudato si', mi' Signore, per sor'aqua, la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.

Laudato si', mi' Signore, per frate focu, per lo quale ennallumini la nocte, et ello è bello et iocundo et robustoso et forte.

Laudato si', mi' Signore, per sora nostra matre terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba.

Laudato si', mi' Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore, et sostengo infirmitate et tribulatione.

Beati quelli che 'l sosterrano in pace, ca da te, Altissimo, sirano incoronati.

Laudato si', mi' Signore, per sora nostra morte corporale, da la quale nullu homo vivente pò scappare: guai a quelli che morrano ne le peccata mortali.

Beati quelli che trovarà ne le tue santissime voluntati, ka la morte secunda no 'l farrà male.

Laudate et benedicete mi' Signore et ringratiate et serviateli cum grande humilitate.

Lo specchio di Giano e gli dei

 Avendo deciso di scrivere un romanzo ispirato agli Etruschi e ai popoli antichi non ho potuto fare a meno, in Lo specchio di Giano , di da...