giovedì 5 ottobre 2023

La "nascita" del melodramma: l'Euridice di Jacopo Peri, con testo di Ottavio Rinuccini

 Oggi ricorre l'anniversario di un momento speciale per il melodramma: il 6 ottobre del 1600, infatti, è stata rappresentata per la prima volta L'Euridice, libretto di Ottavio Rinuccini, messo in musica da Jacopo Peri, che rappresenta la più antica opera sopravvissuta fino a noi. La data viene, così assunta convenzionalmente come data di nascita del melodramma, anche se l'Euridice non è la prima rappresentazione in senso assoluto, visto qualche anno prima era stata messa in scena una Dafne musicata dallo stesso Peri su testo dello stesso Rinuccini, di cui si è persa la musica.

L'occasione della composizione dell'Euridice furono le nozze di Maria de' Medici, figlia del granduca di Toscana Francesco I de' Medici, con Enrico IV di Francia. Il melodramma fu rappresentato per la prima volta a Palazzo Pitti.

Il testo è scritto in versi settenari ed endecasillabi, alternati liberamente, senza divisione in atti e senza che possano essere identificate strutture formali simili alle arie, ponendosi come un lavoro molto diverso da quello che saranno i libretti successivi. La scena è quella di un dramma pastorale, con la celebrazione delle nozze di Orfeo ed Euridice. Per non turbare la gioia del matrimonio reale festeggiato a Firenze, la vicenda volge a un lieto fine, diversamente dalla versione del mito greco.


Qui la prima parte di Orfeo:

Antri ch'a' miei lamenti  

rimbombaste dolenti amiche piagge,

e voi piante selvagge,

ch'alle dogliose rime

piegaste per pietà l'altere cime,

non fia più no, che la mia nobil cetra

con flebil canto a lagrimar v'alletti,

ineffabil mercede, almi diletti

amor cortese oggi al mio pianto impetra.

Ma deh perché sì lente

del bel carro immortal le rotte accese

per l'eterno cammin tardano il corso?

Sferza padre cortese

a volanti destrier, le groppe, e 'l dorso.

Spegni nell'onde omai,

spegni, o nascondi i fiammeggianti rai.

Bella madre d'amor dall'onde fora

sorgi, e la nott'ombrosa

di vaga luce scintillando indora.

Venga deh venga omai la bella sposa

tra 'l notturno silenzio, e i lieti orrori

a temprar tante fiamme, e tanti ardori.

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