Febbraio e febbre: queste due parole suonano simili e in effetti hanno un'origine comune. Derivano, infatti dal latino februus, "purificante", "che purifica". Gli antichi romani, infatti, vedevano nei sintomi della febbre un processo di purificazione all'interno del corpo e secondo il calendario romano, febbraio veniva dedicato a Febris, dea della febbre e versione latina del dio etrusco Februus.
In questo periodo, che nell'età più arcaica coincideva con l'inizio dell'anno, i romani svolgevano riti e funzioni religiose volti alla purificazione del corpo e dello spirito, celebrando dei come Febris, Giunone Februa o Lupercolo (qui vi parlo di Gennaio).
Febris, Febbre, nella mitologia romana, era associata alla guarigione dalla malaria. Si deve al re Numa Pompilio l'associazione del mese a questa divinità, a cui nella Urbe erano dedicati diversi templi. Il più importante era quello sul Palatino, lungo la Via Sacra e offriva cure medicinali e remedia, cioè amuleti o incantesimi. A lei i fedeli facevano offerte, per evitare la malaria o per ottenere la guarigione.
Le celebrazioni in onore di Febris toccavano il loro culmine il giorno 14 del mese, con le Februalia, feste che coincidevano con i Lupercalia, ricorrenze di radice arcaica legate al ciclo di morte e rinascita della natura, alla sovversione delle regole e alla distruzione dell'ordine per permettere al mondo e alla società di purificarsi e rinascere, riti che sono "sopravvissuti" fino a noi con il Carnevale. Alcune pratiche arcaiche della fertilità prevedevano che le donne di Roma si sottoponessero ai colpi vibrati da gruppi di giovani uomini nudi, armati di fascine di rami strette da spaghi. Queste usanze furono criticate già nel tardo Impero Romano, e furono definitivamente bandite dai cristiani. In particolare, sembra che fu il papa Gelasio I a istituire, al posto dei Lupercali, una festività dedicata all'amore, dedicando questo giorno al santo martire Valentino.
La candelora, Giunone e la presentazione al tempio di Gesù
Non solo San Valentino e il Carnevale sono feste con legami arcaici che "uniscono" Cristianesimo e riti pagani: un'altra ricorrenza di febbraio ha queste caratteristiche e questa volta non ha a che fare con Febris ma Giunone.
Nel VII secolo d.C. la chiesa portò al 2 febbraio la festa della presentazione al tempio di Gesù. Questo evento si accompagnava alla celebrazione della purificazione della Vergine. Questo rituale doveva avvenire a quaranta giorni dal parto, quindi parlando di Maria venne fissato il 2 febbraio, a 40 giorni dal 25 dicembre, data a cui per convenzione è stata fissata la nascita di Cristo.
Successivamente, la purificazione della Vergine acquistò maggiore importanza rispetto alla presentazione al tempio e divenne il giorno della Candelora. Si tratta anche in questo caso di una contaminazione con una celebrazione più antica e pagana: era, infatti, usanza dei romani percorrere la città con fiaccole accese durante i festeggiamenti del 2 febbraio a Giunone Purificata e Giunone Salvatrice. Gli epiteti Februa, Februlis, Februata o Februalis erano infatti epiteti di Giunone come Dea che purifica.
Per questa ricorrenza, nel VII secolo, a Roma dopo la processione notturna con ceri accesi, di svolgeva la benedizione delle candele, che venivano donate ai fedeli che le accendevano in caso di pericolo, per violenti temporali e in altri momenti difficili.