venerdì 19 gennaio 2024

Ottavio Rinuccini

 Ottavio Rinuccini, nato a Firenze il 20 gennaio 1562 da una famiglia di ricci banchieri e mercanti e morto sempre nel capoluogo toscano il 28 marzo 1621 è stato un librettista e poeta italiano, di cui vi ho recentemente parlato in merito alla nascita del melodramma (qui il post).

A lui infatti si devono i primi libretti della storia di questo genere che unisce poesia e musica: Dafne, del 1598, musicata da Jacopo Corsi e Jacopo Peri, Euridice, del 1600, musicata da Jacopo Peri e da Giulio Caccini, Arianna, musicata nel 1608 da Claudio Monteverdi e il Il ballo delle ingrate, musicata nel 1608 sempre da Monteverdi. La sua importanza per la storia della musica si deve proprio alle sperimentazioni condotte in ambito teatrale, creando testi drammatici destinati ad essere cantati

Oltre ai libretti, scrisse una raccolta di poesie, sull'esempio di Tasso, Guarini, Chiabrera e della lirica francese.

Esponente di spicco nella vita culturale e artistica fiorentina tra gli ultimi decenni del Cinquecento e i primi del Seicento, fu affiliato all’Accademia Fiorentina e all’Accademia degli Alterati, dove letterati, aristocratici e musicofili s’incontravano per discutere sulla funzione della poesia moderna, sul teatro, la musica e sulla necessità di riformare queste arti guardando al modello dell’antichità classica. 

L'autore, inoltre, soggiornò diverse volte in Francia a seguito di Maria de’ Medici, moglie di Enrico IV re di Francia, di cui si era guadagnato i favori con la scrittura dell’Euridice in occasione dei festeggiamenti fiorentini per le loro nozze. In merito a questo il Parnaso italiano, a cura di Andrea Rubbi, stampato da Antonio Zatta e figli, Venezia, 1785, riporta: «Fiorentino. Fiorì sul fine del secolo XVI e morì nel 1621 prima di vedere alla luce le sue opere. Visse gran tempo in Francia. Fu gentiluomo di camera del re Enrico IV. Dice l'Eritreo, che fu amante di Maria de' Medici, moglie del detto re. Bella avventura a un poeta, ma sempre pericolosa».

A Mantova collaborò con Claudio Monteverdi, maestro di cappella presso la corte dei Gonzaga. Negli ultimi anni, tornato a Firenze, lavorò per riportare il teatro al modello classico. 

Come vi ho già raccontato, si deve a Rinuccini la scrittura del libretto per quella che viene considerata la prima opera vera e propria, l’Euridice, su musiche di Peri e, in parte, di Caccini, rappresentata nel 1600 in occasione delle nozze di Maria de’ Medici con Enrico IV re di Francia. 


Vi lascio come sua citazione una parte dell'ultimo discorso di Apollo nella Dafne:


Ninfa sdegnosa, e schiva,

che fuggendo l'amor d'un dio del cielo

cangiasti in verde lauro il tuo bel velo,

non sia però ch'io non onori ed ami,

ma sempre al mio crin d'oro

faran ghirlanda le tue fronde, e rami;

ma deh, s'in questa frond'odi il mio pianto,

senti la nobil cetra

quai doni a te del ciel cantando impetra.

Non curi la mia pianta, o fiamma, o gelo,

sian del vivo smeraldo eterni i pregi

né l'offenda già mai l'ira del cielo.

Non curi la mia pianta, o fiamma, o gelo,

sian del vivo smeraldo eterni i pregi

né l'offenda già mai l'ira del cielo.

I bei cigni di Dirce, e i sommi regi

di verdeggianti rami al crin famoso

portin segno d'onor ghirlande, e fregi

gregge mai né pastor sia che noioso

del verde manto suo la spogli, e prive;

alla grat'ombra il dì lieto, e gioioso

traggan dolce cantando, e ninfe, e dive.


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