Come abbiamo visto, il mese di gennaio nell'antica Roma era dedicato al dio Giano, che i romani invocavano prima di intraprendere qualsiasi attività che rivestiva una qualche importanza. In particolare il 9 del mese si tenevano le festività Agonalia o Agonia Iani.
Le Agonalia venivano celebrate quattro volte all'anno ed ogni volta era festeggiata una diversa divinità: il 9 gennaio a Giano, appunto, il dio degli inizi, il 17 marzo a Marte, il dio della guerra, il 21 maggio a Veiove, un'antica divinità di cui si sa ancora poco, e l'11 dicembre al sole indigete, uno degli appellativi del dio Apollo. La celebrazione di gennaio era per l’inizio del nuovo anno, ed era in stretta connessione con i Carmentalia, in onore della ninfa Carmenta.
La celebrazione consisteva nel sacrificio di un ariete nero nella Regia da parte del Rex Sacrorum e questo ha fatto desumere che si trattasse di una festa molto antica, in quanto in origine è probabile che fosse celebrata dal re di Roma. Secondo la tradizione, infatti, l'istituzione di tali festività si doveva a Numa Pompilio, il secondo dei sette re della città.
Quella di Giano è una figura che mi ha sempre affascinato tanto che a lui è intitolato il mio primo libro, "Lo specchio di Giano", un romanzo fantasy ispirato agli Etruschi. Questo popolo venerava Culsans, un dio simile a Giano nell’aspetto - era anch'egli bifronte - e probabilmente anche nella sfera d’azione.
Entrambe le divinità prendono il nome dalla porta, detta culs in etrusco e ianua in latino. L’aspetto di Culsans è noto da pochi reperti, tutti ritrovati presso porte civiche, considerate luoghi vulnerabili da proteggere.
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