lunedì 14 agosto 2023

La battaglia di Roncisvalle

 Il 15 di agosto ricorre l'anniversario di una delle battaglie più famose della storia, non tanto per l'importanza che ha avuto a livello strategico quanto per i risvolti che ha avuto nei secoli successivi nella letteratura europea. Si tratta della battaglia di Roncisvalle del 778 che ha visto la morte del celebre guerriero Rolando o Orlando, protagonista di numerose opere tra cui la Chanson de Roland e i poemi epico-cavallereschi come il Morgante di Luigi Pulci, L'Orlando Innamorato di Matteo Maria Boiardo e L'Orlando Furioso di Ludovico Ariosto.

La battaglia si inserisce nelle operazioni militari con cui Carlo Magno cercò di ampliare il suo impero.  

Lo scontro fu un episodio bellico anomalo, amplificato in Occidente dalle chansons des gestes composte in langue d'oïl dai trovieri e in langue d'oc dai trovatori, anche se all'iter creativo del genere letterario dettero comunque il loro apporto anche giullari, giocolieri e uomini di cultura, che eternarono così sia il mito di un grande sovrano che espressamente si richiamava ai valori della fede cristiana e che se ne proclamava come autorevole difensore, sia il mito dell'eroe impavido (Orlando) e del traditore (Gano di Maganza).

Il fatto si svolse in appendice al fallito tentativo del re franco di proporsi come difensore dei cristiani spagnoli, che vivevano sotto il giogo politico degli emiri musulmani omayyadi di al-Andalus.

Secondo un'ipotesi, Carlo Magno potrebbe aver risposto all'invito di qualche esponente musulmano che, potrebbe aver invitato il futuro Imperatore del Sacro Romano Impero ad affacciarsi nella Penisola iberica per disfarsi di qualche nemico politico. Attraversati i Pirenei nella primavera del 778, Carlo conquistò Pamplona e Barcellona, quindi, vista la mancata attuazione della promessa fattagli dal Wālī di Saragozza di aprirgli le porte della città, assediò Saragozza.

Alla notizia di un'insurrezione dei Sassoni, da poco sottomessi, Carlo abbandonò il campo e si mise di nuovo in marcia per rientrare in patria, lasciando Orlando e la guardia reale con il bottino ottenuto durante la campagna militare. Durante il ritorno valicò col suo esercito le gole pirenaiche di Roncisvalle, dove vivevano popolazioni basche. I Baschi, solo in parte cristiani, desideravano avere buoni rapporti anche coi vicini musulmani. I Baschi, al suo arrivo, fecero atto di omaggio al re franco, ma poi aggredirono la sua retroguardia, annientandola, e ne depredarono gli averi e i carriaggi. 

Riporto uno dei momenti più drammatici dello scontro, Orlando che suona l'olifante, nella versione del Pulci e della Chancon de Roland e a seguire la morte di Orlando in quest'ultima.



Orlando suona l'Olifante, Il Morgante di Pulci

Orlando, sendo spirato il marchese,

parvegli tanto solo esser rimaso

che di sonar per partito pur prese,

acciò che Carlo sentissi il suo caso;

e sonò tanto forte che lo intese,

e ’l sangue uscì per la bocca e pel naso,

dice Turpino, e che il corno si fésse

la terza volta ch’a bocca sel messe.


Orlando suona l'Olifante, da La Chanson de Roland (trad. di S. Pellegrini, UTET, Torino, 1953)


Il conte Rolando vede il massacro dei suoi compagni.

[…]

Così disse Rolando: “Suonerò l’olifante e lo

sentirà Carlo, che sta passando i valichi. Vi

assicuro che subito torneranno indietro i Franchi.”

Rolando porta l’olifante alla bocca;

vi soffia bene dentro e lo suona con forza.

Alti sono i monti e il suono va molto lontano;

a 100 chilometri lo sentirono.

Carlo lo udì e così anche il suo esercito.

Così dice il re: “I nostri uomini stanno combattendo”.

Gano gli rispose: “Se lo dicesse qualcun altro sembrerebbe uno scherzo”.

Il conte Rolando suona l’olifante con pena,

affanno e gran dolore:

dalla sua bocca esce sangue vivo;

il suo cervello sta scoppiando dalle tempie per

lo sforzo. La potenza de corno è enorme:

Carlo lo sente dai valichi dei monti; il duca

Namo lo sentì; e lo udirono anche i Franchi.

Il conte Rolando ha la bocca sanguinante;

le sue tempie si sono rotte;

suona con dolore e pena l’olifante.

Carlo e i suoi francesi lo sentono.

Così disse il re: “Quel corno ha un suono

lungo!” Risponde il duca Namo: “Un guerriero

si sta sforzando per suonarlo”.

Presumo che vi sia una battaglia in corso.

Gano, che chiede di non preoccuparvi del

suono, vi ha tradito.


La morte di Orlando  da La Chanson de Roland


Lo sente Orlando che la morte l’afferra,

giù dalla testa fin sul cuore gli scende.

Fin sotto un pino se n’è andato correndo,

sull’erba verde ci si è accanto disteso,

la spada e il corno sotto sé si mette.

Volta ha la testa alla pagana gente,

e così ha fatto perché vuole davvero

che dica Carlo e con lui la sua gente

che morì il nobile conte da vincitore.

Confessa le sue colpe ripetutamente,

per i peccati in pegno offre a Dio il guanto.


Lo sente Orlando che il suo tempo è finito,                           

volto alla Spagna è in cima a un poggio aguzzo;

con una mano  il petto s’è battuto:

«Mea culpa, Dio!, verso le tue virtù,

dei miei peccati, dei grandi e dei minori

che ho commesso da quando venni al mondo

fino ad oggi, che qui son stato preso!».

Il guanto destro perciò ha teso a Dio,

angeli scendono giù dal cielo a lui.


Il conte Orlando giace sotto un pino,

verso la Spagna tiene volto il viso.

Di molte cose gli ritorna alla mente,

di tante terre quante ne prese il prode,

la dolce Francia, quelli del suo lignaggio,

Carlomagno che l’allevò, suo signore;

non può impedirsi di sospirare e piangere.

Ma non si vuole dimenticare di sé,

confessa le sue colpe, chiede a Dio pietà:

«Vero Padre, che non hai mai mentito,

san Lazzaro da morte risuscitasti,

e Daniele dai leoni salvasti,

a me l’anima salva da tutti i pericoli

dei miei peccati quanti ne ho fatti in vita!».

Il guanto destro porge in pegno a Dio:

San Gabriele dalla sua mano l’ha preso.

Sopra il braccio si tiene il capo chino,

le mani giunte è arrivato alla fine.

Dio gli manda il suo angelo Cherubino

e San Michele del mare del Pericolo;

insieme a loro viene lì san Gabriele,

portan del conte l’anima in paradiso.


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