lunedì 14 agosto 2023

Luigi Pulci e Il Morgante

 Nel giorno della battaglia di Roncisvalle che ha descritto con toni epici nella sua opera principale, è nato a Firenze, il 15 agosto del 1432, Luigi Pulci, poeta italiano famoso soprattutto per il Morgante.

Il Morgante, indubbiamente il capolavoro di questo scrittore, è uno dei poemi più singolari della letteratura italiana, dato il tono giocoso e le avventure mirabolanti di alcuni personaggi, Morgante, il gigante buono armato del battaglio di una campagna, e Margutte in primis. Si tratta di un poema epico-cavalleresco, a volte definito poema eroicomico, in ottave, suddiviso in cantari, che recupera la materia del ciclo carolingio. Il titolo deriva dal nome del suo personaggio più popolare, un gigante che Orlando converte alla fede cristiana e le cui avventure costituiscono gran parte della trama. Uscì nel 1478 in 23 cantàri e nel 1483, nell'edizione definitiva, in 28 cantari. Gli ultimi cinque canti dell'edizione del 1483 hanno uno stile molto diverso dalla prima parte del poema e narrano la morte di Orlando a Roncisvalle.

La trama è ricca di colpi di scena, con l'opera caratterizzata da una gran fantasia animata da spirito burlesco, talvolta spregiudicato, espresso in un linguaggio pungente, tipico dei cantari popolari, ossia componimenti cavallereschi del '400 e '500 accompagnati dalla musica e destinati ad un'esecuzione in pubblico.

I personaggi del ciclo carolingio di fatto vengono completamenti trasformati, comportandosi spesso da furfanti, in preda alle più intese passioni corporee. C’è poi Morgante, un gigante buono, che dà il titolo al poema, scudiero di Orlando che viene presentato come un Ercole dalla forza smisurata. Con lui, il mezzogigante Margutte, una figura paradossale che si presenta come peccatore incallito e che dichiara un bizzarro “credo” culinario, in cui sono presenti diversi elementi blasfemi. Astuto e maligno dalle membra "strane, orride e brutte", presentatosi a Morgante vantandosi di tutte le sue bravure, viene da costui assunto come scudiero.

La morte di Margutte avviene in modo paradossale in maniera conforme al suo personaggio (ve ne parlo qui). La sua morte precede di poco quella di Morgante, che verrà morso da un granchio mentre guada un fiume, ma diverso sarà il loro destino ultraterreno (Morgante finirà in Cielo, Margutte all'inferno).

Il Morgante fu iniziato per sollecitazione di Lucrezia Tornabuoni (madre di Lorenzo il Magnifico): ella avrebbe desiderato dal Pulci un poema cavalleresco, in linea con la tendenza alla rifeudalizzazione che in quel tempo era presente in Firenze. Il poeta invece dimentica ben presto l'impegno affidatogli e lascia spazio per larga parte dell'opera a toni comici.


Ecco l'inizio del poema:


In principio era il Verbo appresso a Dio,

     Ed era Iddio il Verbo, e il Verbo Lui1:

     Quest'era nel principio, al parer mio,

     E nulla si può far sanza costui:

     Però, giusto Signor, benigno e pio,

     Mandami solo un degli Angeli tui,

     Che m’accompagni, e rechimi a memoria

     Una famosa, antica e degna storia.


 E tu, Vergine, figlia, e madre, e sposa

     Di quel Signor, che ti dette la chiave

     Del cielo, e dell’abisso, e d’ogni cosa;

     Quel dì che Gabriel tuo ti disse Ave;

     Perchè tu se’ de’ tuoi servi pietosa,

     Con dolce rime e stil grato e soave

     Aiuta i versi miei benignamente,

     E ’nsino al fine allumina la mente.


 Era nel tempo quando Filomena

     Con la sorella si lamenta e plora,

     Che si ricorda di sua antica pena,

     E pe’ boschetti le ninfe innamora;

     E Febo il carro temperato mena,

     Chè ’l suo Fetonte l’ammaestra ancora;

     Ed appariva appunto all’orizzonte,

     Tal che Titon si graffiava la fronte:


 Quand’io varai la mia barchetta, prima

     Per ubbidir chi sempre ubbidir debbe

     La mente, e faticarsi in prosa e in rima,

     E del mio Carlo imperador m’increbbe;

     Che so quanti la penna ha posto in cima,

     Che tutti la sua gloria prevarrebbe:

     È stata questa istoria, a quel ch’ i’ veggio,

     Di Carlo male intesa, e scritta peggio.


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