martedì 5 marzo 2024

6 marzo: nell'Antica Roma era il giorno del Festum Vestae in cui veniva rinnovato il fuoco sacro

 Qualche giorno dopo l'inizio dell'anno presso l'antica Roma, che si celebrava il 1 marzo, nel momento in cui la natura si risveglia e si va verso la primavera (vedi il post dedicato), era a calendario un'altra importante ricorrenza, il Festum Vestae o Vestiae, dedicato alla dea Vesta

In questa occasione, festeggiata il 6 marzo, nel tempio di Vesta il fuoco sacro veniva rinnovato: veniva, infatti, spento e riacceso lo stesso giorno dalle sacerdotesse vestali. La fiamma era spenta con l'acqua ma prima un altro fuoco prendeva vita dalla stessa tramite una torcia perché la fiamma non doveva mai spegnersi. 

Il tempio veniva lavato e profumato con incensi ed erbe odorose, veniva ornato di serti e ghirlande, mentre la statua della Dea veniva addobbata e ingioiellata. Quindi, il nuovo fuoco sacro era portato nelle case per accendere i camini: iniziava la processione delle torce, con la sfilata delle sacerdotesse sulle strade, da cui le donne accendevano le proprie torce per riportare a casa il fuoco sacro. 

La festa terminava al tramonto del sole.

Il fuoco sacro, come dicevamo, non doveva mai spegnersi. Sarà Teodosio I, l'imperatore che aveva già emesso l'editto di Tessalonica nel 380 con cui si dichiarava il Cristianesimo religione ufficiale dell'Impero Romano (vedi il post dedicato), a obbligare la fine di questo rito nel 394 d.c. 


I resti del tempio di Vesta a Roma. Foto di Briana Tozour su Unsplash

Vesta è una delle divinità antiche che mi ha sempre affascinato tanto che è una dei personaggi del romanzo fantasy "Lo specchio di Giano", "incarnata" in Tatia mentre sulle vestali è incentrato il libro a cui sto lavorando in questi mesi. 

Ecco il passo dell'ebook, disponibile su Amazon e su altre piattaforme,  dove Vesta torna tra gli dei:

“Dobbiamo intervenire in una maniera incisiva”, disse Turan. Mentre la bellissima e collerica dea della guerra e dell'amore stava parlando con i Chechanar e Maris, il gruppo vide avvicinarsi una figura femminile, quasi un fantasma, tutta vestita con abito e mantello bianchi, che nascondevano quasi totalmente il viso e lasciavano solo immaginare i suoi lineamenti e la sua chioma.

I sei divini si stupirono a quella vista e si alzarono dai loro kline andando incontro alla nuova venuta sgranando gli occhi.

“Ecco la dea del focolare e del fuoco sacro, la dea non vista di cui non c'è nessuna effige“ annunciò Turms, incredulo, che le andava incontro a passi incerto, quasi tremante.

“Salve, a voi, Maris e Chechanar”.

“Salve a te, Vesta!”, risposero gli altri.

“Ci ho messo un po' a trovarvi. Non pensavo che il vostro rifugio fosse qui sull'Alba Arx, poi mi sono ricordata che era una delle cime sacre a Evan e che è un luogo strategico per osservare che cosa sta accedendo nei posti interessati dalla guerra. Ma vedendo il vostro stupore alla mia venuta, forse non avete seguito molto gli accadimenti tra i mortali”.

“Bentornata! Spero che tu sia qui per portare avanti con noi la nostra battaglia. Ci sarà modo poi per discutere e accordarci del futuro” Le disse Maris. “Vedo che sei riuscita ad arrivare prima del tempo!”.

“Ho lasciato improvvisamente la mia vita da mortale e ora voglio difendere Vestres e i miei. Sarò dalla vostra parte ma dovete essere pronti, una volta, terminato il conflitto, a venire incontro alle ragioni di chi vi ha aiutato. Raccontatemi ora che cosa è accaduto per voi e cosa avete intenzione di fare”.



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