martedì 5 marzo 2024

Michelangelo Buonarroti poeta

 Michelangelo Buonarroti (Caprese, 6 marzo 1475 – Roma, 18 febbraio 1564) è riconosciuto in tutto il mondo come uno dei grandi maestri della storia dell’arte, capace di arrivare all'eccellenza in pittura, scultura e architettura. Non tutti sanno però che l'artista è stato anche un poeta e che sue Rime sono tra le opere letterarie più importanti del Cinquecento. Grazie ai suoi versi, numerosissimi e scritti in un arco molto ampio della sua esistenza, si impara a riconoscere il suo genio, le sue ambizioni ma anche i suoi tormenti. 

In un secolo dominato dal petrarchismo, Michelangelo rappresenta un caso particolare: il Buonarroti infatti prende come modello oltre Petrarca anche Dante, autore di cui si vedono gli influssi anche nella sua produzione artistica, come si vede nel Giudizio della Cappella Sistina, e guarda al neoplatonismo fiorentino di fine Quattrocento, che aveva influito su autori quali Agnolo Poliziano, Luigi Pulci, Lorenzo il Magnifico e che vedeva tra i suoi esponenti Marsilio Ficino. Non mancano infine i legami con la poesia stilnovista di Guinizzelli e Cavalcanti.

Con il passare degli anni, e con l'evoluzione della sua religiosità, Michelangelo si avvia a uno stile personale e riflessivo, in cui si specchia il suo carattere schivo e tenebroso. Al centro delle sue poesie, la sua sfera privata, con i suoi pensieri legati alla sfera religiosa, l'amore e il desiderio, tutto attraversato da una sottile malinconia. Non manca l'arte, tanto che le poesie di Michelangelo sono preziose anche per analizzare la sua produzione artistica.


Il ritratto di Michelangelo di Daniele da Volterra

Giunto è già ’l corso della vita mia

Ecco una delle poesie più famose e profonde di Michelangelo, Giunto è già ’l corso della vita mia

Dopo la morte dell'amica e confidente, Vittoria Colonna, con cui rifletteva su religione e spiritualità, l'autore affidò il suo sfogo a questo sonetto, in cui, in preda allo sconforto, giunse a mettere in discussione la sua stessa arte, che lo aveva allontanato dalla redenzione. Ecco il testo:

Giunto è già ’l corso della vita mia,

con tempestoso mar, per fragil barca,

al comun porto, ov’a render si varca

conto e ragion d’ogni opra trista e pia.


Onde l’affettüosa fantasia

che l’arte mi fece idol e monarca

conosco or ben com’era d’error carca

e quel c’a mal suo grado ogn’uom desia.


Gli amorosi pensier, già vani e lieti,

che fien or, s’a duo morte m’avvicino?

D’una so ’l certo, e l’altra mi minaccia.


Né pinger né scolpir fie più che quieti

l’anima, volta a quell’amor divino

c’aperse, a prender noi, ’n croce le braccia.


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