lunedì 30 gennaio 2023

31 gennaio dell'828, giunge a Venezia il corpo di San Marco

Il 31 gennaio si celebrava, nella Repubblica di Venezia, l'arrivo del corpo di San Marco, giunto nella città lagunare dopo una vicenda avventurosa avvenuta nell'anno 828.

Dalla sua morte fino a quel momento il Santo era sepolto ad Alessandria d'Egitto, che dopo diverse vicissitudini era caduta in mano degli Arabi.

Nell'828, secondo la tradizione, diverse navi veneziane approdarono nella città fondata da Alessandro Magno contravvenendo ai decreti dell'imperatore bizantino Leone V l'Armeno e dal doge Giustiniano Partecipazio, che proibivano il commercio con gli arabi. A bordo si trovavano i tribuni Buono da Malamocco e Rustico da Torcello, mercanti e devoti al Santo, che ogni giorno si recavano nella chiesa dove era seppellito il corpo dell'Evangelista, vicino al porto, per venerarlo. Entrarono così in amicizia con i custodi del tempio. In quel tempo, il califfo abasside Mamum aveva instaurato l'usanza di spogliare le chiese cristiane per costruire delle moschee e tra i cristiani serpeggiava il timore di veder distrutti i loro luoghi di culto e le reliquie che custodivano. Fu così che i due mercanti proposero ai due alessandrini di trafugare il corpo del Santo per traslarlo a Venezia. 

I due religiosi, dopo alcuni diverbi, acconsentono. Il corpo del Santo viene  imbarcato sotto gli occhi degli arabi con uno stratagemma: la cesta che lo contiene viene riempita di foglie di cavoli e di altri ortaggi e di carne suina alla cui vista essi si allontanano. Il prezioso carico, dopo un viaggio avventuroso che la leggenda riporta essere pieno di miracoli arriva nella città lagunare. 


Per ospitare le reliquie dell'Evangelista viene costruita nel secoli successivi la Basilica di San Marco.

La storia del trafugamento è narrata nei dettagli da Martino Da Canal ne “Les estories de Venise”.

Nell’antica Repubblica di Venezia, durante l’anno, erano quattro giorni dedicati a San Marco: oltre al 31 gennaio dies translationis corporis, il 25 aprile festa di San Marco Evangelista, ricorrenza del martirio, il 25 giugno commemorazione dell’apparizione di San Marco, nel 1094, dogante Vitale Falier, nel luogo della Basilica in cui le reliquie del Santo erano state occultate e l’8 ottobre, giorno dedicato alla commemorazione della consacrazione della chiesa di San Marco.

Perché vi racconto questa storia? Lo scoprirete presto!

venerdì 27 gennaio 2023

Egitto, trovata una mummia di circa 4.300 anni fa. Potrebbe essere la più antica finora rinvenuta

 Il 26 gennaio un gruppo di archeologi egiziani ha annunciato di aver scoperto, nella necropoli di Saqqara, quattro tombe risalenti alla Quinta e Sesta dinastia dell’antico Egitto, cioè al periodo tra il 2.465 e il 2.152 avanti Cristo. Le tombe non appartengono a faraoni ma comunque a personaggi importanti. 

In particolare, in una è stato trovato un sarcofago risalente a 4.300 anni fa, secondo le prime stime degli studiosi, contenente la mummia di un uomo chiamato Hekashepes, decorata con foglie d’oro. 

Il noto archeologo Zahi Hawass, direttore degli scavi ed ex ministro per le Antichità in Egitto, ha dichiarato che questa mummia «potrebbe essere la  più antica e la più completa trovata finora in Egitto».

Perchè vi parlo di questo? Lo scoprirete quando vi svelerò qualcosa di più sul mio secondo libro (anche se non si parlerà di mummie)...

Per scoprire di più su questo eccezionale ritrovamento vai all'articolo de Il Post.


Pyramid of Djoser, Al Giza Desert - Foto di Siddhesh Mangela su Unsplash


giovedì 26 gennaio 2023

I bronzi etruschi ritrovati a San Casciano dei Bagni avranno un loro museo

 I bronzi etruschi ritrovati la scorsa estate a San Casciano dei Bagni, una delle scoperte archeologiche più importanti degli ultimi anni, torneranno nel paese in cui hanno rivisto la luce, in un museo a loro dedicato, dopo una prima esposizione al Quirinale. 

Ad annunciarlo, riporta InToscana.it, è stato il ministro Sangiuliano durante il convegno “Dentro il Sacro. Multiculturalismo e plurilinguismo nello scavo del Bagno Grande a San Casciano dei Bagni" svoltosi a Siena il 25 gennaio. 

Il ministro ha confermato la volontà di sostenere la promozione territoriale e l’amministrazione di San Casciano che di questa scoperta e di quelle future gioverà non solo in termini di accrescimento del patrimonio culturale ma anche a livello di ritorno turistico.

Ci sarà quindi un nuovo indirizzo da non perdere per gli appassionati di storia e archeologia e per chi ha la passione per Romani ed Etruschi. A tal proposito, come sapete, ho pubblicato da poco un libro che si ispira proprio agli Etruschi, "Lo specchio di Giano". Lo trovate qui: https://amzn.to/3vwhxVX




martedì 24 gennaio 2023

Laverna, la dea dei ladri

Ogni categoria di persone nell'antichità aveva una divinità protettrice: non erano da meno ladri e impostori, che avevano come riferimento la dea Laverna.

Si tratta di una divinità della mitologia romana appartenente al gruppo dei cosiddetti Di indigetes, dei indigeni.

Prima del predominio di Roma, Laverna, infatti, era una antichissima dea italica dell'ombra e della morte, venerata, tra gli altri da Etruschi, Ernici e Marrucini: questo la associa alla successiva Proserpina ed almeno in parte alla greca Ecate. Era una dea così oscura che i suoi templi erano le grotte, dove spesso trovavano rifugio pastori o malfattori. A Roma fu poi associata ai ladri, perdendo i suoi attributi di dea ctonia dell'Oltretomba. Secondo Orazio alla dea si rivolgevano non solo i ladri, ma tutti quelli che volevano tener segreti i loro piani.

Il culto di questa dea era presente soprattutto a Roma con due lucus: un'ara e un boschetto sacri sull'Aventino, presso la porta delle mura serviane che perciò prendeva il suo nome (porta Lavernalis) e un bosco sacro sulla Via Salaria. Laverna era però venerata anche in altre località italiane, soprattutto nel centro della penisola.

Il celebre Santuario Francescano della Verna sorse proprio sopra un luogo di culto della dea Laverna, come attesta questa testimonianza di Padre Salvatore Vitale, un erudito francescano del Seicento:

"Della causa perché questo Sacro Monte fu chiamato Laverna. Questo sacro Monte, per tradizione di memoria antichissima si sa, e per molti Autori, che fu nominato Laverna per un Tempio di Laverna, Dea gentilica di ladroni quivi edificato, e frequentato da molti crassatori e ladri che stavano dentro al folto bosco che lo veste; e spesse, profonde ed orrende caverne e burroni, dove sicuri dimoravano per spogliare e predare li viandanti".

Ecco il brano in cui Plauto racconta con ironia come Laverna sia diventata la protettrice dei ladri: 

" Tra gli Dei e i demoni dei tempi antichi, possano essere sempre favorevoli a noi! Tra di loro c'era una femmina più malvagia di tutti, Laverna. Era una ladra, poco conosciuta dalle altre divinità, che erano oneste e dignitose, perché era raramente in cielo. Stava quasi sempre sulla terra, fra ladri, borseggiatori, e ruffiani, vivendo nell'ombra. 

Un giorno si recò da un sacerdote apparendo come una bellissima sacerdotessa e gli disse: "Hai una tenuta che voglio acquistare. Ho intenzione di costruire su di essa un tempio al Dio. Ti giuro sul mio corpo che te la pagherò entro un anno". 

Il sacerdote le vendette la proprietà, ma presto Laverna aveva venduto tutte le colture, cereali, bestiame, legno e pollame. E il giorno del pagamento Laverna non c'era.

Intanto Laverna andò da un gran signore e comprò il suo palazzo, ben arredato e con ricche terre, e questa volta giurò sulla sua testa di pagare per intero in sei mesi. E fece la stessa cosa che aveva fatto con il sacerdote. 

Allora il sacerdote e il signore si rivolsero agli dei, lamentando di essere stati derubati da una dea. Si capì che si trattava di Laverna, per cui fu chiamata a giudizio dagli immortali.

Quando le chiesero perché avesse rotto il giuramento sul suo corpo fatto al sacerdote, rispose facendo sparire il suo corpo, lasciando visibile solo la testa, dicendo: "Ho giurato sul mio corpo ma io non ho corpo!"

Tutti gli dei risero, poi venne il ricco signore imbrogliato al quale aveva giurato sulla sua testa, ed ella fece sparire la testa mostrando solo il bellissimo corpo: "Ecco io sono Laverna, accusata di essere ladra perché ho giurato sulla mia testa di pagare, ma io non ho testa, per cui non ho mai fatto questo giuramento". 

Gli dei risero, poi le ordinarono di riattaccare il corpo alla testa e di pagare i debiti, cosa che lei fece. Infine, Giove parlò: "Ecco una dea maliziosa senza un adoratore, mentre a Roma ci sono moltissimi ladri, imbroglioni, truffatori, furfanti, abbindolatori e scrocconi, che vivono con l'inganno. Questa brava gente non ha né un tempio né un dio, ed è un gran peccato, perché anche i demoni hanno il loro padrone, quindi, io comando che in futuro Laverna sia la dea di tutti i commercianti disonesti, con tutta la spazzatura e rifiuto della razza umana, che sono stati finora senza un dio o demone, in quanto sono stati troppo spregevoli per l'uno o l'altro". 

Così Laverna divenne la Dea di tutte le persone disoneste. "


Foto di Bradley Dunn su Unsplash

Laverna in "Lo specchio di Giano"

Dea oscura, protettrice dei ladri, adorata non in templi ma in grotte: la figura di questa dea aveva tutte le carte in regola per diventare un personaggio di un romanzo fantasy e mi ha affascinato a tal punto da inserirla tra gli dei di "Lo Specchio di Giano", come protettrice dei Figli dell'Insidia. Ecco un passo che racconta le vicende di Ceisus che arriva nel covo dei seguaci della dea:

" Ceisus fuggì per giorni, con le guardie di tutto il regno sulle sue tracce, in direzione, prima del mare, poi, inseguito, della parte più alta della catena montuosa di Penn, dove i rilievi si fanno aspri e invalicabili. Questo fino a che non arrivò al confine proibito, quello che separava la terra di Volsinii da quella di Hiul, il Regno sacro alla Dea Laverna.

Forse non l'avete nemmeno mai sentita nominare perché si tratta di una divinità sfuggente, che vive nascosta in posti selvaggi e remoti, tra grotte e dirupi rocciosi. Si tratta dell'antica dea dei ladri, degli inganni e dei segreti. Nemica di Maris, è riuscita a sfuggire alla condanna inflitta agli altri dei, non si sa in quale modo, passando i suoi giorni rintanandosi in quel luogo ed accogliendovi criminali e assassini dediti a rituali illeciti e alla magia oscura ma giurando di vendicarsi, prima o poi. Per non farsi trovare e proteggere Laverna, i fedeli della dea, chiamati Figli dell'Insidia, hanno alzato difese e tranelli, magici e fisici, rendendo il loro nascondiglio quasi irraggiungibile. Un gruppo di malfattori celati nell'ombra, mai nominati da chi li conosce e quasi sconosciuti nel mondo, ma che probabilmente celano una potenza grandissima.

Braccato dai suoi inseguitori, Ceisus si trovò a prendere la decisione più importante della sua vita. Era colto, intelligente e abile come pochi ma non aveva molta scelta: così, si addentrò, certamente non senza paura, nella terra di Hiul, lasciando alle spalle il suo promettente futuro tra i Ministri del Destino e il suo tragico amore. I suoi passi lo portarono tra dirupi, grotte oscure, voragini profonde, sempre nell'ombra, dove crescevano muschi e il silenzio era rotto soltanto dal verso di qualche predatore e dal volo degli uccelli che tagliavano l'aria. In quel luogo, si trova una galleria che tanti tentarono di percorrere e attraversare, per combattere contro i Figli dell'Insidia o entrarne a farne parte. In pochi però sono riusciti a passare. E Ceisus fu uno di loro. Si dice che la galleria sia piena di tranelli e trappole e che sia protetta da un'infinita serie di mostri ed esseri malvagi, abitanti dei luoghi senza luce. Si dice anche che sia in grado di arrivare in fondo solo chi, oltre a evitarli e vincerli, con la sua astuzia, entri nelle grazie della dea. Al suo centro la galleria si allarga e qui, in una grande grotta, in cui luccicano colonne calcaree al minimo bagliore, si trova il tempio di Laverna. L'effige della dea è stata raffigurata dai Figli sulle innumerevoli formazioni che uniscono il suolo al soffitto, in mille fogge e in mille espressioni diverse. All'arrivo di un visitatore queste raffigurazioni si animano portando alla mente dello sventurato di turno, tutti i suoi incubi e i suoi rimorsi. Non so quale sete di vendetta e quale forza doveva avere Ceisus per superare quell'ostacolo dopo quello che aveva fatto. In ogni caso, l'uomo passò quella difficile prova e arrivò al covo dei Figli dell'Insidia, stremato ma dal carattere ancora più forte e indomito. "

L'ebook è disponibile su Amazon e su altre piattaforme.


mercoledì 18 gennaio 2023

Il quinto capitolo di Lo Specchio di Giano - La Veggente di Farthan

 Dopo il quarto capitolo, con l'incontro tra Velthur e Tarchun, ecco su Wattpad "La Veggente di Farthan", la quinta parte del romanzo fantasy ispirato agli etruschi "Lo specchio di Giano". 

In questa sezione dell'eBook, disponibile su Amazon e su altre piattaforme, la protagonista Steleth e la sacerdotessa Thanaquil si interrogano sul destino della prima, che secondo i testi sacri, dovrebbe "incarnare" la dea Ecate.


Ecco un passo:

"Secondo il Mysterii Liber sarei Ecate, la dea delle regioni orientali, la regina dei demoni, della notte, della Luna calante, dei morti, della negromanzia, delle terre selvagge e del parto, che aveva il potere vitale su tutti gli elementi, protettrice degli incroci, delle porte e degli accessi. Una delle divinità ctonie più potenti e complesse. La descrizione riportata dal testo coincide: occhi castani con sfumature verdi, fisico statuario e robusto, viso con i lineamenti marcati. Ecate, però, non è mai stata raffigurata con la schiena curva, come anche molti Aisna in cui si è trovata. La dea all'inizio abitò in alcune donne dei Celeni, maghi capaci di permettere al loro popolo di conquistare le terre vicine e costruirsi un piccolo impero. Dopo che l'ultima di queste morì nella battaglia che vide i Celeni sconfitti dai Cafuri, c'è un'interruzione nelle varie trascrizioni del codice e alcune parti non si leggono con chiarezza. Il filo della narrazione riprende a Vestres, con una mia antenata, la mia trisnonna e una mia parente, che morì il giorno in cui io nacqui. Questi tre membri della mia famiglia avevano la gobba, come me. Con queste informazioni lacunose non si può essere sicuri che io sia Ecate. Dall'altra parte, rischio di essere uccisa da eventuali cecchini mandati da Alos per eliminare me e gli altri Aisna. Sono comunque chiamata a sottopormi alla Via del Ritorno Segreto per confermare o meno ciò che è stato tramandato. Inoltre, mi è richiesto di istruire donne e uomini nella realizzazione di cure per le ferite, nell'interpretare il linguaggio degli animali e il mutare degli elementi e anche qualche nozione di magia. Intanto sono lontano dai miei bambini, da mio marito e da mia madre che è malata da tempo. Devo, così, trascurare le persone a cui voglio bene per una teoria basata sull'incertezza”.

lunedì 9 gennaio 2023

Nuovo anno, nuovo inizio!

Con oggi torno alla mia solita quotidianità, con il rientro al lavoro, il ritorno dei bambini a scuola e tutti gli appuntamenti della settimana, che si susseguono sempre con frenesia. 

Il viaggio di Capodanno saltato e la forzata permanenza a casa hanno portato però a una novità che mi ha reso davvero felice: con il nuovo anno si è concretizzato un nuovo progetto. Del resto, il mese di Gennaio prende il suo nome da Giano, custode di tutti i momento di transito, di tutti i passaggi, di tutti gli inizi, di tutte le porte. 

Ho terminato, infatti, la stesura del mio secondo libro!

L'argomento? Non voglio anticipare troppo ma posso dirvi che si tratta sempre di un romanzo fantasy, con trama e ambientazione  completamente diversi da quelli di "Lo specchio di Giano" ma sempre con al centro la classicità. Vi do un piccolo indizio con la foto sotto. Indovinate di cosa si tratta?



lunedì 2 gennaio 2023

Il quarto capitolo di Lo specchio di Giano - Il dio delle montagne

 E' uscito su Wattpad il quarto capitolo del romanzo fantasy ispirato agli etruschi "Lo specchio di Giano". Potete trovarlo qui.

In questa parte dell'eBook, disponibile su Amazon e su altre piattaforme, si svolge l'incontro tra il fauno Velthur, zio di Steleth e Thefri, e il sacerdote Tarchun. Al scetticismo del primo fa da contraltare il tentativo del secondo di proteggere il suo paese con una strategia estrema che a lui si mostra come ormai l'ultima praticabile: quella di risvegliare gli Antichi Dei.



Foto di amu su Unsplash

Ecco l'inizio del brano:

" Davanti ai Ministri del Destino non riusciva a dire nulla. Le parole gli si fermavano in gola e le braccia e le gambe erano immobili, come inchiodate alla sedia. Gli avevano detto che una volta diventato un dio avrebbe dovuto salire sulle montagne, i monti dove si era nascosto e aveva vissuto durante la Guerra dei cinque anni per combattere i nemici del Nord alleati con il Cavaliere Nero, e distruggere ogni cosa per impedire a Aplu di impadronirsene. Vedeva un fiume di acqua piena di grossi grani di sale scendere dalle cime e, mentre il cielo si faceva infuocato, anche quel liquido mutava colore fino a diventare rosso sangue. Forse era proprio sangue? La vista gli si annebbiava e vedeva soltanto gli occhi dei sacerdoti quasi di vetro diventare vuoti.

A quel punto Velthur si svegliò, quasi in preda al panico. Resosi conto che quello era un incubo, si alzò dal suo giaciglio e si preparò per andare all’incontro con Tarchun. Mangiò solo un boccone di pane perché non aveva molto appetito e si sentiva lo stomaco in gola.

Il fauno si diresse al tempio di Maris, e quando fu il suo turno, i Ministri del Destino lo fecero entrare nella stanza sinistra, una delle due a cui era vietato l'accesso al popolo. Velthur fece un cenno di saluto ai sacerdoti e all'Aruth, e si sedette di fronte a loro. Osservava per la prima volta quella parte del luogo sacro in cui non aveva mai potuto entrare e fece caso, più che alla bellezza degli affreschi e delle decorazioni ancora visibili, alle parti rovinate dal tempo e dall'umidità.

“Tu, Velthur, fauno dei boschi, tornerai presto ad essere Penn, dio delle montagne, delle foreste e delle sorgenti boschive”, esordì Tarchun, con solennità, non appena il satiro prese posto davanti ai religiosi, che lo guardavano asettici, senza far trasparire nulla di quello che stavano pensando.

“Questo faccio fatica a crederlo – rispose Velthur, aggressivo -. Ci stai chiedendo di fidarci di te, di intraprendere un percorso importante, ma su cosa di basano queste supposizioni? Su libri vecchi di secoli o sui vaneggiamenti di voi, Ministri del Destino?”.

A queste parole alcuni dei monaci presenti si scossero, quasi scandalizzati.

“La posta in gioco è molto alta, Tarchun. Forse c'è bisogno di un piano un po' più concreto - continuò il vecchio fauno -. Puoi provare in qualche maniera quello che hai detto?”. "

Lo specchio di Giano e gli dei

 Avendo deciso di scrivere un romanzo ispirato agli Etruschi e ai popoli antichi non ho potuto fare a meno, in Lo specchio di Giano , di da...