Ogni categoria di persone nell'antichità aveva una divinità protettrice: non erano da meno ladri e impostori, che avevano come riferimento la dea Laverna.
Si tratta di una divinità della mitologia romana appartenente al gruppo dei cosiddetti Di indigetes, dei indigeni.
Prima del predominio di Roma, Laverna, infatti, era una antichissima dea italica dell'ombra e della morte, venerata, tra gli altri da Etruschi, Ernici e Marrucini: questo la associa alla successiva Proserpina ed almeno in parte alla greca Ecate. Era una dea così oscura che i suoi templi erano le grotte, dove spesso trovavano rifugio pastori o malfattori. A Roma fu poi associata ai ladri, perdendo i suoi attributi di dea ctonia dell'Oltretomba. Secondo Orazio alla dea si rivolgevano non solo i ladri, ma tutti quelli che volevano tener segreti i loro piani.
Il culto di questa dea era presente soprattutto a Roma con due lucus: un'ara e un boschetto sacri sull'Aventino, presso la porta delle mura serviane che perciò prendeva il suo nome (porta Lavernalis) e un bosco sacro sulla Via Salaria. Laverna era però venerata anche in altre località italiane, soprattutto nel centro della penisola.
Il celebre Santuario Francescano della Verna sorse proprio sopra un luogo di culto della dea Laverna, come attesta questa testimonianza di Padre Salvatore Vitale, un erudito francescano del Seicento:
"Della causa perché questo Sacro Monte fu chiamato Laverna. Questo sacro Monte, per tradizione di memoria antichissima si sa, e per molti Autori, che fu nominato Laverna per un Tempio di Laverna, Dea gentilica di ladroni quivi edificato, e frequentato da molti crassatori e ladri che stavano dentro al folto bosco che lo veste; e spesse, profonde ed orrende caverne e burroni, dove sicuri dimoravano per spogliare e predare li viandanti".
Ecco il brano in cui Plauto racconta con ironia come Laverna sia diventata la protettrice dei ladri:
" Tra gli Dei e i demoni dei tempi antichi, possano essere sempre favorevoli a noi! Tra di loro c'era una femmina più malvagia di tutti, Laverna. Era una ladra, poco conosciuta dalle altre divinità, che erano oneste e dignitose, perché era raramente in cielo. Stava quasi sempre sulla terra, fra ladri, borseggiatori, e ruffiani, vivendo nell'ombra.
Un giorno si recò da un sacerdote apparendo come una bellissima sacerdotessa e gli disse: "Hai una tenuta che voglio acquistare. Ho intenzione di costruire su di essa un tempio al Dio. Ti giuro sul mio corpo che te la pagherò entro un anno".
Il sacerdote le vendette la proprietà, ma presto Laverna aveva venduto tutte le colture, cereali, bestiame, legno e pollame. E il giorno del pagamento Laverna non c'era.
Intanto Laverna andò da un gran signore e comprò il suo palazzo, ben arredato e con ricche terre, e questa volta giurò sulla sua testa di pagare per intero in sei mesi. E fece la stessa cosa che aveva fatto con il sacerdote.
Allora il sacerdote e il signore si rivolsero agli dei, lamentando di essere stati derubati da una dea. Si capì che si trattava di Laverna, per cui fu chiamata a giudizio dagli immortali.
Quando le chiesero perché avesse rotto il giuramento sul suo corpo fatto al sacerdote, rispose facendo sparire il suo corpo, lasciando visibile solo la testa, dicendo: "Ho giurato sul mio corpo ma io non ho corpo!"
Tutti gli dei risero, poi venne il ricco signore imbrogliato al quale aveva giurato sulla sua testa, ed ella fece sparire la testa mostrando solo il bellissimo corpo: "Ecco io sono Laverna, accusata di essere ladra perché ho giurato sulla mia testa di pagare, ma io non ho testa, per cui non ho mai fatto questo giuramento".
Gli dei risero, poi le ordinarono di riattaccare il corpo alla testa e di pagare i debiti, cosa che lei fece. Infine, Giove parlò: "Ecco una dea maliziosa senza un adoratore, mentre a Roma ci sono moltissimi ladri, imbroglioni, truffatori, furfanti, abbindolatori e scrocconi, che vivono con l'inganno. Questa brava gente non ha né un tempio né un dio, ed è un gran peccato, perché anche i demoni hanno il loro padrone, quindi, io comando che in futuro Laverna sia la dea di tutti i commercianti disonesti, con tutta la spazzatura e rifiuto della razza umana, che sono stati finora senza un dio o demone, in quanto sono stati troppo spregevoli per l'uno o l'altro".
Così Laverna divenne la Dea di tutte le persone disoneste. "
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Laverna in "Lo specchio di Giano"
Dea oscura, protettrice dei ladri, adorata non in templi ma in grotte: la figura di questa dea aveva tutte le carte in regola per diventare un personaggio di un romanzo fantasy e mi ha affascinato a tal punto da inserirla tra gli dei di "Lo Specchio di Giano", come protettrice dei Figli dell'Insidia. Ecco un passo che racconta le vicende di Ceisus che arriva nel covo dei seguaci della dea:
" Ceisus fuggì per giorni, con le guardie di tutto il regno sulle sue tracce, in direzione, prima del mare, poi, inseguito, della parte più alta della catena montuosa di Penn, dove i rilievi si fanno aspri e invalicabili. Questo fino a che non arrivò al confine proibito, quello che separava la terra di Volsinii da quella di Hiul, il Regno sacro alla Dea Laverna.
Forse non l'avete nemmeno mai sentita nominare perché si tratta di una divinità sfuggente, che vive nascosta in posti selvaggi e remoti, tra grotte e dirupi rocciosi. Si tratta dell'antica dea dei ladri, degli inganni e dei segreti. Nemica di Maris, è riuscita a sfuggire alla condanna inflitta agli altri dei, non si sa in quale modo, passando i suoi giorni rintanandosi in quel luogo ed accogliendovi criminali e assassini dediti a rituali illeciti e alla magia oscura ma giurando di vendicarsi, prima o poi. Per non farsi trovare e proteggere Laverna, i fedeli della dea, chiamati Figli dell'Insidia, hanno alzato difese e tranelli, magici e fisici, rendendo il loro nascondiglio quasi irraggiungibile. Un gruppo di malfattori celati nell'ombra, mai nominati da chi li conosce e quasi sconosciuti nel mondo, ma che probabilmente celano una potenza grandissima.
Braccato dai suoi inseguitori, Ceisus si trovò a prendere la decisione più importante della sua vita. Era colto, intelligente e abile come pochi ma non aveva molta scelta: così, si addentrò, certamente non senza paura, nella terra di Hiul, lasciando alle spalle il suo promettente futuro tra i Ministri del Destino e il suo tragico amore. I suoi passi lo portarono tra dirupi, grotte oscure, voragini profonde, sempre nell'ombra, dove crescevano muschi e il silenzio era rotto soltanto dal verso di qualche predatore e dal volo degli uccelli che tagliavano l'aria. In quel luogo, si trova una galleria che tanti tentarono di percorrere e attraversare, per combattere contro i Figli dell'Insidia o entrarne a farne parte. In pochi però sono riusciti a passare. E Ceisus fu uno di loro. Si dice che la galleria sia piena di tranelli e trappole e che sia protetta da un'infinita serie di mostri ed esseri malvagi, abitanti dei luoghi senza luce. Si dice anche che sia in grado di arrivare in fondo solo chi, oltre a evitarli e vincerli, con la sua astuzia, entri nelle grazie della dea. Al suo centro la galleria si allarga e qui, in una grande grotta, in cui luccicano colonne calcaree al minimo bagliore, si trova il tempio di Laverna. L'effige della dea è stata raffigurata dai Figli sulle innumerevoli formazioni che uniscono il suolo al soffitto, in mille fogge e in mille espressioni diverse. All'arrivo di un visitatore queste raffigurazioni si animano portando alla mente dello sventurato di turno, tutti i suoi incubi e i suoi rimorsi. Non so quale sete di vendetta e quale forza doveva avere Ceisus per superare quell'ostacolo dopo quello che aveva fatto. In ogni caso, l'uomo passò quella difficile prova e arrivò al covo dei Figli dell'Insidia, stremato ma dal carattere ancora più forte e indomito. "
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