lunedì 1 luglio 2024

Peritas, il personaggio di Belial

 Oggi vi presento uno dei personaggi del mio secondo romanzo Peritas. Si tratta di Belial, che rappresenta il diavolo in maniera abbastanza tradizionale, con un carattere senza sfaccettature. Cercando di distogliere la protagonista dalla sua missione, con argomentazioni argute, sarà lui, inconsapevolmente, a far comprendere alla donna il significato di tutta la sua avventura.

La trama: Un’antiquaria riceve da un amico un dono inconsueto: un reperto in marmo raffigurante la stella degli Argeadi, emblema della famiglia di Alessandro Magno. La donna, appassionata da sempre dalla figura del condottiero, ipotizza che la pietra faccia parte della tomba del macedone e decide di andare alla sua ricerca. Trova però sulla sua strada uno strano individuo che cerca di ostacolarla. Nel suo viaggio, tra antiche profezie e prove che metteranno a rischio la sua vita, ad aiutarla ci saranno gli amici che conoscerà nel suo cammino e un misterioso cane.


Qui l'incontro di Olimpiade con Belial:

Dopo essere giunta alla fine della passeggiata, quasi alle gallerie che dividevano il suo paese da quello limitrofo tornò indietro e nel voltarsi si trovò davanti nuovamente il cane della sera precedente, immobile davanti a lei, che la stava osservando, teso, con la coda sollevata verso l’alto.
Olimpiade avrebbe voluto avvicinarsi ma l'atteggiamento dell'animale la fece tentennare. Una voce profonda proveniente dalle sue spalle, qualche secondo dopo, la fece trasalire:
“Possono essere fedeli e remissivi ma anche rabbiosi e incontrollabili, fino a mostrare un lato oscuro e per noi irrazionale”.
La donna si voltò di scatto, portando le mani al petto. Come era possibile? Fino a pochi secondi prima la strada era deserta e non aveva visto nessuno nei dintorni. Si trovò davanti un uomo sulla cinquantina, alto, vestito in maniera insolita per la stagione. Portava infatti una maglietta scura a maniche corte che lasciava scorgere braccia e torace muscolosi e un addome più morbido, e pantaloni cargo sempre scuri, tenuti in vita da una cintura di pelle nera, che coprivano gambe forti e asciutte. Ai piedi stivali alti stringati in pelle nera, che richiamavano uno stile militare. Il viso quadrato era tagliato da sopracciglia dritte e curate, che coprivano occhi scuri ed espressivi, leggermente infossati, e un naso concavo e piccolo. A colpire era soprattutto la barba con basette lunghe che si univano ai baffi e i capelli corti portati all'indietro, leggermente disordinati dal vento. La sua espressione era inizialmente accigliata poi lo sguardo si addolcì e sulle labbra sottili si abbozzò un sorriso. 
“Chiedo scusa per averla spaventata, non era nelle mie intenzioni”, disse l’uomo. 
“Non l’ho proprio sentita arrivare. Mi avrà scambiato per una persona super apprensiva. Il cane è il suo? L'ho già incontrato anche ieri sera. Si aggira da solo”, rispose la donna, cercando di controllare il suo stato d’animo. 
“No, non è il mio. Mi chiamo Belial e mi sono trasferito qui da poco – si presentò l’uomo cambiando argomento. - Lei è la signora che ha il negozio di antiquariato nella via che va verso la stazione?”
“Sì, sono io”. 
Quello strano individuo si avvicinò alla donna, fino ad arrivare a poche decine di centimetri da lei, portando il torace in avanti e guardandola dall'alto con sguardo intenso e languido. Lei si sentiva quasi attratta da lui e le sembrava di averlo già conosciuto ma la infastidiva il suo strano odore, che le ricordava lo zolfo e il legno bruciato. Quasi sottovoce e portandole una mano al fianco, con lei che percepì attraverso i vestiti un forte calore, le disse:
“Mentre passavo là davanti, ieri, ho visto oggetti di fatture squisite e in materiali rari, da tutti considerati di pregio e quindi anche costosi. Ci sono poi beni che hanno valore soltanto per alcune persone, un valore affettivo, simbolico, corroborato da un alone di mistero. Ed è meglio che gli arcani, a volte, restino tali”, disse l’uomo, inasprendo la voce e portandola verso di sé quasi nell'atto di volerla baciare. 
Olimpiade si divincolò, indietreggiando e, il cane, che era rimasto di un passo dietro di lei, ringhiò contro Belial. La donna si voltò per un secondo verso l’animale per vedere che intenzioni avesse e quando si rivoltò verso l’uomo, quello era sparito. 
Sospirò con il cuore in gola, osservando ogni centimetro dell’area che stava intorno a lei per vedere se quell'individuo fosse ancora nei paraggi, poi ricercò il levriero, ma anche quello era scomparso nel nulla. 





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