martedì 7 novembre 2023

Teofilo Folengo e il maccheronico

 Nacque l'8 novembre del 1491 uno degli scrittori anticlassicisti del Cinquecento più famosi e dallo stile unico, Teofilo Folengo, principale esponente del maccheronico.

Il maccheronico è uno dei risultati più interessanti del plurilinguismo cinquecentesco e viene usato come lingua letteraria a Padova tra la fine del Quattrocento e la prima metà del XVI secolo. Utilizza la morfologia latina ma costruisce le frasi secondo la grammatica volgare, inserendovi anche termini di origine dialettale. Ne scaturisce un effetto di parodia, che viene sottolineato dallo stesso nome dato alla lingua: "maccheronico" richiama al cibo e all'universo dei bisogni materiali. 

L'opera principale di Teofilo Folengo è l'Opus macaronicum o Macaronea che viene pubblicata con lo pseudonimo di Merlin Cocai (in veneziano "Cocai" significa "sciocco"). Nella sua versione definitiva il centro dell'opera è rappresentato dal poema Baldus. A questo si accompagnano alcune epistole e due operette, la Moschaea (Moscheide) e la Zanitonella, parodia della letteratura amorosa classica e volgare.

Il Baldus, di gran lunga l'opera più importante di Folengo, è un poema di 25 libri in esametri, tutto giocato sul paradosso. Il principale bersaglio della parodia è l'Eneide. L'autore descrive un mondo oscuro, sordido, confuso e irrazionale. 

Altre due opere significative di Folengo furono l'Orlandino, un poema in otto canti, scritto in ottave e il Caos del tri per uno.


Ecco l'inizio del Baldus:

Phantasia mihi plus quam phantastica venit

historiam Baldi grassis cantare Camoenis.

Altisonam cuius phamam, nomenque gaiardum

terra tremat, baratrumque metu sibi cagat adossum.

Sed prius altorium vestrum chiamare bisognat,

o macaronaeam Musae quae funditis artem.

An poterit passare maris mea gundola scoios,

quam recomandatam non vester aiuttus habebit?

Non mihi Melpomene, mihi non menchiona Thalia,

non Phoebus grattans chitarrinum carmina dictent;

panzae namque meae quando ventralia penso,

non facit ad nostram Parnassi chiacchiara pivam.

Pancificae tantum Musae, doctaeque sorellae,

Gosa, Comina, Striax, Mafelinaque, Togna, Pedrala,

imboccare suum veniant macarone poëtam,

dentque polentarum vel quinque vel octo cadinos.

sabato 4 novembre 2023

Il mosaico della battaglia di Isso: Alessandro Magno contro Dario III

 Oggi ricorre l'anniversario della battaglia di Isso, che si svolse nell'Anatolia meridionale, a sud dell'antica città costiera di Isso, situata al confine tra la Cilicia e la Siria, il 5 novembre del 333 a.C. In questa data, le forze di Alessandro Magno, affrontarono e sconfissero i persiani di Dario III, aprendo la strada alla conquista macedone della Fenicia.

Lo scontro è raffigurato in un famosissimo mosaico romano del 100 a.C. circa (582 × 313 cm) conservato presso il Museo archeologico nazionale di Napoli. 

L'opera che rappresenta il condottiero macedone e Dario III fu trovato il 24 ottobre 1831 a Pompei, nella pavimentazione della casa del Fauno, durante gli scavi archeologici. Realizzato con circa un milione e mezzo di tessere, fu commissionato probabilmente in quanto gli antenati del proprietario avevano rapporti con Alessandro Magno. Potrebbe trattarsi di una copia del dipinto eseguito dal pittore greco Filosseno di Eretria o di un originale mosaico ellenistico saccheggiato dalla Grecia e portato a Roma.

Nel settembre del 1843 il mosaico fu trasferito a Napoli.

Sapete come la figura di Alessandro Magno mi abbia sempre affascinato tanto da metterlo al centro del mio secondo romanzo, Peritas. E' proprio il mosaico della battaglia di Isso a essere rappresentata sulla copertina del libro (qui l'articolo sull'uscita del romanzo).




giovedì 2 novembre 2023

Erichto, la maga della Pharsalia

 Il 3 novembre del 39 d.C. nasce Marco Anneo Lucano, autore del Bellum civile o Pharsalia. Quale parte del poema può piacere a chi scrive romanzi fantasy? La parte dedicata alla magia, ossia alla terribile maga Erichto, a cui mi sono ispirata il personaggio omonimo in Lo specchio di Giano (ve ne parlo qui).



Ecco l'estratto in cui si descrive la maga:

Si veste d’un abito multicolore e bizzarro al modo d’una Furia,

il volto si mostra fra le bande della chioma spartita,

l’irta chioma è cinta di serti di vipere.

Come vide atterriti i compagni del giovane

e lui stesso tremante, esanime il volto, gli occhi in terra:

«Deponete» disse «i timori concepiti dal trepido animo.

Ora gli vedrete restituita la vita in vera figura,

affinché, sebbene spaventati, possiate udirlo parlare.

E se io vi mostrassi le paludi stigie e le rive

ruggenti di fiamme, se le Eumenidi potessero apparire

alla nostra presenza, e Cerbero che scuote il collo

villoso di serpi, e i Giganti legati sul dorso?

Quale timore, o vili, di guardare pavide ombre?».

Allora apre nuove ferite che empiono il petto

di sangue bollente, deterge le viscere dalla putredine,

poi le asperge di abbondante umore lunare.

Qui ella mescola quanto di sinistro produce

la natura. Non mancano bava di cani idrofobi,

viscere di lince, vertebre di iena feroce,

midolla di cervo che si sia nutrito di serpi,

la remora capace di trattenere una nave in alto mare

anche se l’Euro tenda le gomene, occhi di drago,

le pietre che crepitano intiepidite dalla cova di un’aquila,

il serpente volante degli Arabi, la vipera nata

sulle acque del Mar Rosso a custodia delle conchiglie preziose,

la pelle d’un serpente libico ancora vivo,

le ceneri della fenice posata sull’ara d’Oriente.

Dopo di avere mischiato sozzure comuni

ed altre famose, aggiunse fronde stregate

da un empio scongiuro, ed erbe intrise sul nascere

da sputi dell’orrida bocca, e tutti i veleni

che ella preparò per il mondo. Più forte di tutte le erbe

a evocare gli dèi dello Stige, dapprima emise mormorii

dissonanti e molto diversi dal linguaggio umano.

Contengono i latrati dei cani, gli urli dei lupi,

il lamento del trepido gufo e del vampiro notturno,

le strida e gli ululati delle belve, il sibilo dei serpenti;

esprimono anche lo scroscio dell’onda che si frange sugli scogli,

il mormorio della foresta e il tuono della nube squarciata.

Un’unica voce, di tante. Poi con emonio scongiuro,

esprime le altre formule; la voce discende nel Tartaro:

«O Eumenidi, vergogna dello Stige, castigo dei colpevoli,

o Caos bramoso di confondere innumerevoli mondi,

o Stige, signore della terra, che ti crucci per la morte differita degli dèi, 

o Elisio che nessuna Tessala merita;

o Persefone che odi il cielo e la madre, o ultima

fase della nostra Ecate che dai a me e alle ombre

la facoltà di comunicare in silenzio, o custode del vasto

Inferno che getti le nostre viscere al crudele cane,

e voi, sorelle che filate gli stami della vita

per poi troncarli, o traghettatore dell’onda bollente,

vecchio ormai stancato dalle ombre che ritornano a me,

esaudite lo scongiuro: se v’invoco con voce abbastanza empia

e nefanda, se mai pronuncio incantesimi digiuna

di carni umane, se spesso vi ho offerto grembi fecondi,

se ho deterso con calde cervella membra tagliate,

se erano destinati a vivere tutti i fanciulli

di cui ho imbandito il capo e le viscere sui vostri piatti,

esauditemi. Non vi chiedo un’anima già sprofondata nel Tartaro,

e da tempo avvezza alle tenebre, ma una che ha appena lasciato

la luce e sta discendendo; è ancora ferma sulla soglia

del pallido Orco, e anche se obbedisca all’incantesimo

scenderà fra le ombre una volta sola. L’anima d’un soldato,

nostra da poco, predica i destini pompeiani al figlio

del condottiero, se le guerre civili meritano qualcosa da voi».

mercoledì 1 novembre 2023

Peritas, recensioni

 Dopo l'uscita di Peritas sono arrivate le prime recensioni positive sui social network e su Amazon.

Eccole:

Da @Battituraamacchina

Una storia che scorre, porta a comprendere sacro e profano con una leggerezza disarmante.

Cenni storici ben delineati e non lasciati al caso.

Mi sono immerso nelle storie di Olimpiade e Manar, ognuna con il proprio “compagno” d’avventura, ognuna con il proprio “senso”, ognuna con il proprio “io”. Fratellanze antiche si mescolano ad antiche leggende portando il lettore a comprendere la vera rinascita di se stessi, quella, che dentro ognuno di noi (spesso), rimane sopita per troppo tempo.

Rinnovo i complimenti a Ilia Camilla Muzio per la magnifica storia donataci.

CONSIGLIATO!!!

Da Gli occhi del lupo:

Prepariamo la valigia e partiamo insieme a Olimpiade, un antiquaria che riceve da un suo amico, un reperto riguardante Alessandro Magno.  Ma potrà andare bene il viaggio? 

Ed è proprio la passione dei genitori per la storia, ad aprire il mondo della protagonista verso la passione che l’accompagna. 

Indagheremo assieme a lei, che vedo un po’ di tante investigatori soprattutto stile Agatha Christie, alla ricerca delle risposte che da quel reparto che ha in mano, porteranno a un susseguirsi di avvenimenti avvincenti. 

Un viaggio tra Occidente e Oriente, una linea diretta e speciale, fulcro che il lettore avrà tra le mani. 

Vi sentite pronti? Bene allora partiamo! 

Da @Laura_libri: recensione Peritas

Essere schiavi di paura e angoscia, decidere di rincorrere e respirare a pieni polmoni aria e libertà per portare a compimento un progetto, realizzare un sogno lungo una vita. Vincere sé stessi e le proprie ansie disdegnando debolezza e avidità repentinamente cambiando, crescendo per il conseguimento di un oltre che significhi domani, un'occasione unica nella vita fra screziature di attimi da raggiungere a costo di tutto, anche della propria stessa esistenza. Il bisogno di armonia e pace che muove un regno, un personaggio - simbolo di superamento dei propri limiti e frontiere invalicabili - impresso nella storia e nella mente di una donna: l' antiquaria Olimpiade - appassionata di Alessandro Magno e con un nome ricollegabile a quello della madre del condottiero macedone - che riceve dall'amico Nicola un dono molto particolare, una lastra in marmo ritrovata a Taposiris Magna - risalente al V secolo d.c. - su cui si possono distinguere tracce di diversi colori, dal porpora al giallo, dal celeste al bianco. La stella degli Argeadi - emblema della famiglia di Alessandro Magno, discendente da Argo - che emerge come altorilievo, un astro a otto punte che campeggia su una figura dalla forma rotonda, che ricorda uno scudo. La donna, ipotizzando che la pietra faccia parte della tomba di Alessandro Magno, decide di andare alla sua ricerca proprio nel luogo di rinvenimento dell'oggetto, fuori dal perimetro della città antica. Uno strano individuo, però, pare voler ostacolare il suo cammino: Belial, una derivazione demoniaca in un incalzante viaggio tra ricerche e un misterioso levriero, strane coincidenze, intricati arcani, un irrazionale che scuote nel profondo riportando alla luce giorni di dolore, sofferenza, una visione che perseguita fino allo sfinimento, al semplice stordimento. Antiche profezie e oracoli in città colme di cultura e mistero, fascino senza tempo, un'avventura meravigliosa oltre ogni confine prestabilito in uno straordinario viaggio fra scoperte e intrecci letterari di fantasy, storia antica e archeologia, in elementi esoterici e simboli arcaici. Uno stile sublime ed etereo per un guerriero di una nuova era che sta per aprirsi.

Una storia originale ed emozionante da Mickey

 Raramente mi sono trovato davanti un manoscritto così particolare, con una storia così azzeccata e dei "mix" che si incastrano alla grande. Non posso dire proprio tutto quello che vorrei altrimenti farei spoiler..ma in questo romanzo vi troverete davanti al soprannaturale, alla fantasia e alla Storia! L'ultimo capitolo, da appassionato cronico di Alessandro Magno, mi ha scaturito intense emozioni... Brava Ilia!




Lo specchio di Giano e gli oggetti magici: dal lituo alla trottola di Ecate

 Credo che non ci siano romanzi fantasy in cui non compaiano oggetti magici di diversi tipi e con diverse funzioni, dai libri, agli amulet...