domenica 7 luglio 2024

Gian Giorgio Trissino dal Vello d'Oro e sua riforma della lingua e della poesia

 Oggi ricorre l'anniversario della nascita di Gian Giorgio Trissino dal Vello d'Oro, nato a Vicenza, l'8 luglio 1478, umanista, poeta e drammaturgo italiano. Si tratta di un protagonista di spicco della cultura rinascimentale, notissimo al tempo, grecista e dantista, che incarnò il modello dell'intellettuale umanista. Fu anche un grande diplomatico e oratore politico in contatto con tutti i grandi intellettuali della sua epoca.

Viene ricordato soprattutto per la riforma della lingua e della poesia italiane sui modelli classici e le teorie linguistiche esposte da Dante Alighieri nel De vulgari eloquentia - quest'ultima opera fu riscoperta proprio dal Trissino a Padova e pubblicata in traduzione nel 1529. Questo programma si poneva in antitesi con il petrarchismo di Pietro Bembo e il romanzo cavalleresco, che andavano di moda all'epoca.

La sua riforma, oggetto di diversi trattati e lettere, sfociò in quattro opere poetiche, che furono prese a modello nei periodi successivi: la Sofonisba (1524), fu la prima tragedia "regolare" della letteratura moderna (con "regolare" si intende un'opera costruita secondo le norme derivate dai testi classici, essenzialmente la Poetica di Aristotele e l'Ars poetica di Orazio), L'Italia liberata dai Goti (1548-1549), il primo poema epico regolare, e I Simillimi (1548) la prima commedia regolare. A queste si aggiungono le Rime (1529) di gusto antipetrarchista e ispirato ai poeti siciliani, agli Stilnovisti, a Dante e alla tradizione del Quattrocento. 

Tutti i suoi lavori suscitarono un grande dibattito ed ebbero un ruolo centrale nello sviluppo della poesia italiana ed europea. In particolare, al Trissino si deve l'adozione dell'endecasillabo sciolto a imitazione dell'esametro classico, che venne poi ampiamente adottata in seguito.

Trissino scrisse, inoltre, opere di diverso genere, di cui furono molto rilevanti quelle dedicate alla teoria letteraria e alla poetica. In queste, il poeta struttura un programma di riforma della poesia italiana sui modelli classici e sulla lingua dantesca ispirato alla Poetica di Aristotele, a Omero e al De vulgari eloquentia, un sistema da opporre sia alle Prose della volgar lingua del Bembo di qualche anno prima (1525), che aveva dato come modelli solo Petrarca e Boccaccio (riducendo, quindi, i generi letterari solo alla lirica e alla novella), sia all'Orlando furioso di Ludovico Ariosto (1532), che definisce un "romanzo cavalleresco" e non un poema epico. 

In questo modo, Trissino va a creare una tradizione di gusto classico del tutto nuova in seno alla letteratura moderna, che nei secoli a venire si affiancherà al bembismo: il sistema trissiniano vuole sopperire ai vuoti lasciati dal petrarchismo bembesco e proseguire lo sperimentalismo della tradizione antica e quattrocentesca.

Le teorie del programma di Trissino vengono esposte principalmente nella Poetica (1529), il primo libro di poetica in Europa a essere modellato sulla Poetica di Aristotele, destinato a fama secolare in tutto il continente. Qui l'autore espone le sue teorie linguistiche e per ogni genere fornisce regole distinte, cosa che gli permise di essere un punto di riferimento privilegiato nei secoli a venire. 


La Sofonisba

La Sofonisba (1524) è la prima tragedia regolare della letteratura europea, destinata a vasta fortuna specie in Francia. Secondo il modello antico, Trissino compone una tragedia in endecasillabi sciolti, che imitano i trimetri giambici (il verso a questa data fa la sua prima apparizione), divisa in quadri da cori rimati: alcuni cori sono canzoni petrarchesche mentre altri, invece, canzoni pindariche (che fanno anch'esse qui la loro prima apparizione). L'argomento è storico ed è tratto da Tito Livio), non fantastico, mitico o biblico. L'azione si svolge nello stesso posto e nello stesso giorno e prevede in scena un numero limitato di persone. Venne recitata per la prima volta nel 1562, durante il carnevale di Vicenza, messa in scena dall'amico e allievo Andrea Palladio. L'endecasillabo sciolto, metro nuovo, fu approvato anche dal Bembo e divenne da allora in poi il metro quasi canonico del teatro italiano.

Sofonisba: "La vita nostra è come un bel tesoro, 

che spender non si deve in cosa vile, 

né risparmiar ne l'onorate imprese; 

perché una bella e gloriosa morte 

illustra tutta la passata vita".

Anche nelle Rime (1529) il poeta si mostra uno sperimentatore e il Petrarca, modello obbligatorio a prescindere dal Bembo, si fonde con immagini derivanti da altre epoche e da altri autori, in special modo la poesia occitana, quella siciliana, gli stilnovisti e Dante, i poeti quattrocenteschi. 

A eccezione di questi due lavori, le opere di Trissino non sono particolarmente belle: lo stile è piatto e la narrazione dispersa in mille meandri eruditi. Ad essere centrale fu soprattutto l'invenzione del verso sciolto, che poi fiorì solo alla fine del secolo. Le sue teorie ebbero un successo che si sviluppò nel tempo, non solo in Italia ma in molti Paesi europei specie nel Settecento, con la nuova moda del classicismo. Questo specie per quel che riguarda i due generi principali del mondo antico, la tragedia e l'epica, e con essi anche il verso sciolto. Le sue teorie ebbero eco anche nel melodramma.

In Italia si può dire che il Trissino ebbe grande fortuna col verso sciolto e col poema epico, ma minore col teatro tragico. Tra i suoi eredi ci fu il Chiabrera, animato come lui dal desiderio di riformare la metrica e di ricreare i generi letterari sui modelli classici. 


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