giovedì 20 aprile 2023

Caratteri e impronte: Il lupo della steppa di Herman Hesse

 Dopo due post in cui i protagonisti sono stati i cavalli - quello dedicato alla cavalleria e quello su Don Chisciotte -, la rubrica su letteratura e animali, Caratteri e impronte - nata in attesa del mio secondo libro - passa a uno dei protagonisti di tante storie, favole e romanzi, simbolo della paura e dei peccati dell'umanità: il lupo, in particolare nel testo di Hesse, Il lupo della steppa.

Nella Grecia antica e non solo il lupo è personificazione della gola, intesa come fame, e dell'avidità sfrenata. Questa creatura rappresenta da sempre il lato oscuro dell’animo umano. Ecco il lupo divoratore nelle favole di Fedro ed Esopo, in Cappuccetto Rosso, nei Tre porcellini. Nel Vangelo è citato come bestia demoniaca mentre molti Padri della Chiesa lo usano come metafora per gli eretici o gli uomini del demonio. Che dire poi dell'evoluzione del lupo mannaro? 

Un'evoluzione in positivo si è avuta con la letteratura per ragazzi, che ha portato a una riconciliazione tra la figura del lupo, come fiera creatura della natura, e l’uomo, mai privo di colpe. L’animale deve rimanere libero e affrancato dal dominio umano e tornare alla sua condizione reale. 

Grazie a questo filone e alla cultura neo-ambientalista della seconda metà del Novecento, si svilupperà un atteggiamento nuovo verso il lupo, più rispettoso alle sue caratteristiche e portato alla salvaguardia della specie.

Questo animale assume quindi una simbologia complessa, diventando un qualcosa che ci portiamo dentro come un fratello nascosto. In questo è esemplare il romanzo di Herman Hesse, Il lupo della steppa. Qui il lupo è la parte dell'essere umano  che ricorda che malgrado le sovrastrutture sociali ed economiche del nostro mondo, siamo parte della natura, che si manifesta nell’inquietudine per il ricordo sempre più lontano delle nostre origini.

Nel volume si parla di un profondo dualismo: l’umanità, rappresentata dall’amore per l’arte e il divino, dalla nobiltà d’animo e di pensiero contrapposta alla bestialità, rappresentata dal lupo, alla costante ricerca dei piaceri selvaggi, ai quali il protagonista si abbandona per il disagio che prova nel mondo in cui vive, in un contesto governato da valori che non accetta. 


Ecco un estratto del libro: 

«Credi che non capisca il tuo timore del fox-trot, la tua antipatia per i bar e le sale da ballo, la tua opposizione al jazz e a tutta questa roba? capisco fin troppo, e così pure il tuo orrore della politica, la tua tristezza per le ciarle e i maneggi dei partiti irresponsabili, della stampa, la tua disperazione per la guerra, quella passata e quelle che verranno, per il modo che si ha oggi di pensare, di leggere, di costruire, di fare musica, organizzare feste, diffondere cultura! hai ragione tu, lupo della steppa, mille volte ragione, eppure devi perire. Per questo mondo odierno, semplice, comodo, di facile contentatura, tu hai troppe pretese, troppa fame, ed esso ti rigetta perché hai una dimensione in più. Chi vuole vivere oggi e godere la vita non deve essere come te o come me. Chi pretende musica invece di miagolio, gioia invece di divertimento, anima invece di denaro, lavoro invece di attività, passione invece di trastullo, per lui questo bel mondo non è una patria…» 

Abbassò lo sguardo a terra e rimase assorta nei suoi pensieri. 

«Hermine», la chiamai teneramente «che buoni occhi hai, sorella mia! Eppure sei stata tu ad insegnarmi il fox-trot, ma che cosa intendi quando dici che uomini come noi, uomini con una dimensione in più, non possiamo vivere qui? Da che cosa dipende? E’ così soltanto oggi o è sempre stato così? » 

«Non so. A onore del mondo voglio ammettere che solo il nostro tempo sia così, che sia un morbo, una disgrazia passeggera. I capi preparano con ardore e con successo la prossima guerra, noialtri intanto balliamo il fox-trot, guadagniamo denaro e mangiamo cioccolatini: in un’epoca simile il mondo dev’essere ben meschino. Speriamo che le altre epoche siano state migliori e altre diventino migliori in avvenire, più larghe, più profonde. Ma a noi serve poco. E forse è sempre stato così… » 

«Sempre come oggi? Sempre un mondo di politicanti, di trafficanti, di camerieri e uomini di mondo, senza aria per uomini veri? » 

«Perché no? Io non lo so. Non lo sa nessuno. E del resto non importa. Anch’io penso in questo momento al tuo beniamino, del quale mi hai parlato più volte e mi hai fatto anche leggere le lettere, penso a Mozart. Come sarà stato allora? Ai suoi tempi chi governava il mondo? Chi dava il tono e valeva qualcosa, Mozart o gli affaristi? Mozart o gli uomini dozzinali e superficiali? E poi come è morto, come è stato sepolto? Perciò credo che sia sempre stato così e sarà sempre così, e quella che a scuola chiamano “storia universale” e che si deve imparare a memoria per la cultura, con tutti quegli eroi, quei geni e le grandi gesta e i grandi sentimenti…non è che una turlupinatura inventata dai professori a scopi culturali, affinché i ragazzi nel periodo obbligatorio abbiano qualcosa da fare. Sempre è stato così e così sarà sempre: il tempo e il mondo, il denaro e il potere apparterranno ai piccoli e ai superficiali, mentre gli altri, i veri uomini, non avranno niente. Niente all’infuori della morte. » 

«Proprio nient’altro? » 

«Ma sì, l’eternità.» 

«Vuoi dire il nome, la fama presso i posteri?» 

«No, caro lupetto, non la gloria. Che valore può avere? E credi che tutti gli uomini autentici e completi siano diventati famosi e passati alla posterità?»

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