Turpino (VIII secolo – 2 settembre 800), è stato un arcivescovo franco, nominato arcivescovo di Reims nel 771 da Carlo Magno. Come tale, aveva il compito di incoronare tutti i sovrani franchi ed era quindi una figura molto importante ed autorevole, sebbene di lui non siano rimaste molte notizie biografiche.
Secondo la leggenda, il re portò con sé il religioso nella spedizione in Spagna del 778, in cui si tenne la famosa battaglia di Roncisvalle, in cui trovò la morte Orlando, anche se, nelle cronache della campagna, la presenza di Turpino non è attestata.
L'arcivescovo è stato, inoltre, a lungo indicato come autore della Chanson de Roland, e viene segnalato come tale anche nei poemi italiani, Morgante, Orlando Innamorato e Orlando Furioso, dove ha la doppia veste di scrittore, spesso contraddetto dagli altri autori, e personaggio.
Nella Chanson de Roland, Turpino è l'archetipo del chierico votato alla battaglia, perfettamente inserito nello spirito della crociata del secolo XI, e nell'opera muore a Roncisvalle, sopravvive invece secondo la Historia Karoli Magni et Rotholandi (a lungo attribuita allo stesso Turpino).
Il poema epico, appartenente alla tradizione della Chanson de Geste dei trovieri, è datato, in realtà, intorno all’XI secolo ed è spesso attribuito a un religioso chiamato Turoldo, anche se anche questa attribuzione non è certa.
In epoca rinascimentale si pensava che il poema fosse di Turpino, vissuto nell’VIII secolo, e fosse stato pubblicato postumo ben tre secoli dopo la sua stesura.
Ecco il nostro Turpino nel penultimo canto del Morgante di Pulci in cui si narra la battaglia di Roncisvalle e nel proemio dell'Orlando Innamorato.
In questa ottava del poema di Pulci è riportato come fonte:
Orlando, sendo spirato il marchese,
parvegli tanto solo esser rimaso
che di sonar per partito pur prese,
acciò che Carlo sentissi il suo caso;
e sonò tanto forte che lo intese,
e ’l sangue uscì per la bocca e pel naso,
dice Turpino, e che il corno si fésse
la terza volta ch’a bocca sel messe.
Poco più sotto eccolo in scena come personaggio:
Or qui incomincian le pietose note!
Orlando essendo in terra ginocchione,
bagnate tutte di pianto le gote,
domandava a Turpino remissione;
e cominciò con parole devote
a dirgli in atto di confessïone
tutte sue colpe e chieder penitenzia,
ché facea di tre cose conscïenzia.
Infine, le prime strofe dell'Orlando Innamorato di Boiardo.
Signori e cavallier che ve adunati
Per odir cose dilettose e nove,
Stati attenti e quïeti, ed ascoltati
La bella istoria che ’l mio canto muove;
E vedereti i gesti smisurati,
L’alta fatica e le mirabil prove
Che fece il franco Orlando per amore
Nel tempo del re Carlo imperatore.
Non vi par già, signor, meraviglioso
Odir cantar de Orlando inamorato,
Ché qualunche nel mondo è più orgoglioso,
È da Amor vinto, al tutto subiugato;
Né forte braccio, né ardire animoso,
Né scudo o maglia, né brando affilato,
Né altra possanza può mai far diffesa,
Che al fin non sia da Amor battuta e presa.
Questa novella è nota a poca gente,
Perché Turpino istesso la nascose,
Credendo forse a quel conte valente
Esser le sue scritture dispettose,
Poi che contra ad Amor pur fu perdente
Colui che vinse tutte l’altre cose:
Dico di Orlando, il cavalliero adatto.
Non più parole ormai, veniamo al fatto.
La vera istoria di Turpin ragiona
Che regnava in la terra de orïente,
Di là da l’India, un gran re di corona,
Di stato e de ricchezze sì potente
E sì gagliardo de la sua persona,
Che tutto il mondo stimava nïente:
Gradasso nome avea quello amirante,
Che ha cor di drago e membra di gigante.
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