mercoledì 27 settembre 2023

Alessandro Tassoni e La secchia rapita

 Ormai avrete capito, leggendo il blog e i post che pubblico sui social, che ho un debole per i poemi e oggi vi parlerò di un'opera molto particolare, nel giorno dell'anniversario della nascita del suo autore, il modenese Alessandro Tassoni (28 settembre 1565 – 25 aprile 1635).

Si tratta de La secchia rapita, un poema eroicomico in ottava rima, in cui lo scrittore riprende la tradizione burlesca di irridere il mondo cavalleresco. Ambientato nel Medioevo, il poema narra la storia di un conflitto tra Bologna e Modena al tempo dell'imperatore Federico II, partendo da un episodio in parte storico, "alto, stupendo e memorabil caso/ Che ne gli annali scritto è di Parnaso". 

Durante la battaglia di Zappolino, i bolognesi, dopo un'incursione nel territorio di Modena, furono respinti e inseguiti fino alla loro città. I modenesi si fermarono a un pozzo a dissetarsi e portarono via come trofeo di guerra una secchia di legno. Al rifiuto dei modenesi di riconsegnare la secchia, i bolognesi dichiararono loro guerra, conflitto a cui parteciparono anche gli dei dell'Olimpo. Cominciò così un complicatissimo scontro che si concluse solo quando il legato pontificio riuscì a raggiungere un accordo. Nonostante l’azione si svolga nel sec. XIII, i riferimenti alla contemporaneità sono numerosi ed espressi con arguzia.

Per i protagonisti, sono stati scelti nomi degni di un'opera comica e satirica: il Potta (da Podestà, più sotto la spiegazione del nome data nell'opera dal poeta stesso), l'"eroe" del poema, il Conte di Culagna, il personaggio più noto, e la bella Renoppia, che entra in campo con un esercito di donne. 

Dal poema sono state tratte diverse opere musicali: il librettista Gastone Boccherini scrisse un omonimo dramma eroicomico per musica, il quale fu musicato da Antonio Salieri e rappresentato per la prima volta al Burgtheater di Vienna nel 1772. Altre composizioni musicali si devono a Nicola Antonio Zingarelli nel 1793, a Francesco Bianchi nel 1794 (ambedue con libretto riveduto da Angelo Anelli), al sig. Sellerié nel 1836 e a Giulio Ricordi nel 1910 (revisione del libretto da parte di Renato Simoni).



La secchia rapita, il proemio: Elena si trasforma in una secchia:

Vorrei cantar quel memorando sdegno

     Ch’ infiammò già ne’ fieri petti umani

     Un’infelice e vil secchia di legno,

     Che tolsero ai Petroni i Gemignani.

     Febo che mi raggiri entro lo ’ngegno

     L’orribil guerra e gli accidenti strani,

     Tu che sai poetar, servimi d’aio,

     E tiemmi per le maniche del saio.


E tu, nipote del rettor del mondo,

     Del generoso Carlo ultimo figlio,

     Ch’ in giovinetta guancia e ’n capel biondo

     Copri canuto senno, alto consiglio;

     Se dagli studi tuoi di maggior pondo

     Volgi talor per ricrearti il ciglio,

     Vedrai, s’ al cantar mio porgi l’orecchia,

     Elena trasformarsi in una secchia.


Il Podestà detto Potta, la ragione del soprannome:

Quivi trovar che ’l Potta avea spiegato

     Lo stendardo maggior con le trivelle;

     Ed egli stesso era a cavallo armato

     Con la braghetta rossa e le pianelle.

     Scriveano i Modanesi abbreviato

     Pottà per potestà sulle tabelle:

     Onde per scherno i Bolognesi allotta

     L’avean tra lor cognominato il Potta.


E ancora la descrizione del Conte di Culagna e della sua schiera di "soldati":

Chi dal monte il dì sesto, e chi dal piano

dispiegò le bandiere in un istante;

e 'l primo ch'apparisse a la campagna

fu il conte de la Rocca di Culagna.


Quest'era un cavalier bravo e galante,

filosofo poeta e bacchettone

ch'era fuor de' perigli un Sacripante,

ma ne' perigli un pezzo di polmone.

Spesso ammazzato avea qualche gigante,

e si scopriva poi ch'era un cappone,

onde i fanciulli dietro di lontano

gli soleano gridar: - Viva Martano -.


Avea ducento scrocchi in una schiera,

mangiati da la fame e pidocchiosi;

ma egli dicea ch'eran duo mila e ch'era

una falange d'uomini famosi:

dipinto avea un pavon ne la bandiera

con ricami di seta e d'or pomposi:

l'armatura d'argento e molto adorna;

e in testa un gran cimier di piume e corna.


La secchia rapita, il finale

Voi, buona Gente, che con lieta cera

     Mi siete stati intenti ad ascoltare,

     Crediate che l’istoria è bella e vera;

     Ma io non l’ho saputa raccontare.

     Paruta vi saria d’altra maniera

     Vaga e leggiadra, s’io sapea cantare.

     Ma vaglia il buon voler, s’altro non lice;

     E chi la leggerà, viva felice.

La riproduzione della secchia nella Torre della Ghirlandina



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