Dopo l'anniversario della nascita di Luigi Pirandello, oggi ricorre il "compleanno" di un altro titano della letteratura italiana. Il 29 giugno 1798 nasceva, a Recanati, Giacomo Leopardi, tra i maggiori poeti dell’Ottocento italiano e della letteratura italiana. Un autore che mi accompagnato per tutta la vita.
Voglio ricordarlo questa volta non con citazioni o opere ma con dieci curiosità su di lui:
- Il poeta fu battezzato con cinque nomi: Giacomo Taldegardo Francesco di Sales Saverio Pietro. Tuttavia, in famiglia fu semplicemente “Buccio”
- Accanto al poeta depresso, solitario, dedito allo "studio matto e disperatissimo", l'epistolario di Leopardi restituisce anche un altro volto dell'autore, ironico e volgare. Nelle lettere, soprattutto a quelle rivolte al fratello Carlo, usò spesso parolacce.
- Il poeta dimostrò la sua sete di conoscenza e le sue doti fuori dal comune fin da quando era bambino. Infatti, imparò da autodidatta il greco antico e l’ebraico, con l’aiuto di una Bibbia poliglotta presente nella sua biblioteca. Ad undici anni tradusse il primo libro delle Odi di Orazio ed a quattordici anni scrisse due tragedie, la "Virtù indiana" e "Pompeo in Egitto", l'anno dopo una "Storia dell’Astronomia".
- Giacomo era certamente un ragazzo geniale ma era anche un figlio disubbidiente e ribelle che diceva bugie ai genitori. Una volta cercò di fuggire dalla sua casa di Recanati procurandosi un passaporto e falsificando il consenso del padre.
- Del resto era cresciuto con una madre fredda e opprimente: basti pensare che doveva chiedere il permesso una settimana prima per fare una passeggiata. Nei suoi diari racconta di come non lo baciasse mai.
- Leopardi non era certo un uomo socievole: non sopportava nessuno e disprezzava spesso chi la circondava.
- Non è vero che il suo aspetto fisico gli impedisse una certa autostima: era pieno di sé e non stentava a darsi delle arie in presenza dei suoi coetanei.
- Leopardi era molto trascurato nel vestire e i suoi abiti puzzavano sempre di tabacco. Pare che l'igiene personale lasciasse molto a desiderare.
- Lo scrittore era molto goloso e ha redatto un elenco di 49 "desiderata" come suggerimento per chi si occupava di preparare i suoi pasti: dai maccheroni ai capellini al burro, dalle frittelle di mele agli gnocchi di semolino. E' stato il primo a scrivere un verso in onore del pasticcere Vito Pinto i cui taralli e gelati erano la sua passione. Per questi era pronto a sborsare qualsiasi cifra, al punto che le malelingue dicevano che lo stesso Pinto si fosse così arricchito da comprarsi il titolo di Barone. Definì la minestrina "abominio assoluto"
- L'amico Antonio Ranieri raccontò di come Giacomo fosse una enciclopedia di stranezze e vizi: ad esempio, faceva colazione nel pomeriggio e pranzava anche a mezzanotte, pretendendo che si cucinasse apposta per lui. Inoltre, rispettava in maniera ossessiva i consigli del medico
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