domenica 18 dicembre 2022

Lo Specchio di Giano

" 'Se vorrai uscire di qui dovrai compiere un sacrificio per me'. Dicendo questo fece apparire un agnello nero.

La formula per il sacrificio è quella che vedi incisa in simboli e lettere sulla volta di questo antro. Noto che vedi al buio. Sarai quindi avvantaggiata! Dovrai finire, prima che questa clessidra si svuoti'.

La dea fece girare un grosso oggetto del tempo che era accostato alla parete della grotta, con le basi in legno decorate da vulcani. I vetri soffiati in diversi colori facevano intravedere polvere di zolfo al loro interno, che, inesorabilmente, cominciò a cadere dalla piccola fessura centrale.

Steleth si sentì in trappola, un sudore freddo le scese sulla schiena, strinse i pugni e cercò di farsi forza. Non aveva molta scelta: doveva provare.

Guardò con attenzione i segni e le scritte, che per prima cosa andavano letti da destra a sinistra. Li conosceva quasi tutti, erano usati dagli antichi aruspici Rasna, che impiegavano le viscere degli animali per interpretare il volere degli dei, ma per mettere insieme l'intera formula magica forse ci sarebbe voluto più tempo di quello concesso dalla clessidra. Allora cominciò a leggere cercando di non farsi prendere dall'ansia e dalla fretta.

I primi segni erano i simboli degli dei primigeni, l'occhio che rappresentava Northia, la capricciosa, le gocce e le foglie, per gli immortali legati all'acqua e ai fenomeni naturali e le fiaccole per i regno dei Morti:

'Per gli dei Proteroi, per Northia, la dea del destino che può quello che vuole, per gli immortali che gestiscono ogni giorno lo scorrere dell'acqua e regolano i delicati equilibri della natura, per gli dei di Tufulta, che si trova in questa remota regione …', cominciò Steleth.

A quei simboli, seguivano delle scritte nella vecchia lingua dei Rasna:

'Sono pronta a sacrificare questo agnello a Mefite, la dea che un tempo portava ricchezza e benessere, che chiede che i mortali tornino a cercare il suo amore e il suo sapere. Che il suo sangue scorra qui nella Terra Impetuosa e la impregni donando la sua forza vitale alla dea.'

Il testo sulle pareti della grotta era terminato, ma l'incantesimo no! Che fare? I suoi occhi si portarono in basso a guardare la sua vittima. Le luci dell'animale la fissavano, non spaventanti, ma penetranti, crudeli e pieni di odio, sembrava quasi che volessero entrare nella sua testa e carpirne i pensieri. Non resse a quella vista e riportò lo sguardo in alto, sentendo girare la testa pe la tensione. Qui, i simboli presero a muoversi, ondeggiando sul soffitto e prendendo le forme di altri segni. Intanto lo zolfo della clessidra era scivolato per più della metà nella parte di sotto.

'Il coltello che è accanto alla vittima compirà questo sacrificio'.

Steleth vide apparire al suolo vicino all'animale un pugnale in bronzo con il manico raffigurante delle onde in tempesta, poi tornò a leggere i segni. Mancava pochissimo tempo e si rendeva conto che doveva sbrigarsi.

'Lama che sei stata forgiata nelle fucine degli antichi Rasna bàgnati del sangue della vittima.' Il coltello fluttuando si alzò da terra e raggiunse l'altezza del collo di Steleth. 'L'agnello, la cui morte farà rivivere l'antica potenza di Mefite, deve però avere un nome. Il nome di chi ha voluto il suo sacrificio. Pronuncia il suo nome!'

Era arrivata alla fine, ma non poteva dire il suo nome o dando retta a quelle parole ingannevoli sarebbe stata lei la vittima sacrificale. Che fare? Nella parte alta della clessidra stavano scorrendo gli ultimi granelli di zolfo. Steleth strinse i pugni fino a conficcarsi le unghie nella pelle delle mani poi disse:

'Mefite!'.

La vecchia lanciò un urlo terribile e parte del soffitto dell'antro crollò. Gli occhi della Arath poterono rivedere la luce: quella che batteva sulla Roccia delle Streghe". 

Questo è uno degli episodi del libro fantasy "Lo specchio di Giano" che vede al centro il percorso di crescita della protagonista, Steleth. Il volume è la mia prima opera, scritto sotto lo pseudonimo di Ilia Camilla Muzio, nato dalla mia passione per la storia antica, per la poesia e la letteratura ma anche l’amore per i miei cari e il rimpianto per quelli di loro che non ci sono più.


Arrivata alla maturità, mi sono guardata indietro e ho ripercorso la mia strada, cercando di ricostruire anche quella di chi è mi è stato vicino. E loro sono diventati, in queste pagine, i miei “eroi”, confermando di essere sempre stati i miei punti di riferimento. Per questo il nome della protagonista significa “Insieme”. Si tratta di una parola etrusca, come per tanti altri personaggi del testo. E agli Etruschi e agli altri popoli antichi guarda la trama e l’ambientazione.

Ecco un accenno alla vicenda narrata. In un mondo in cui la sorte di dei e uomini è strettamente legata, l’ultimo baluardo dell’antico popolo dei Rasna, un piccolo paese, in cui hanno la loro sede i più importanti templi del mondo, è minacciato dagli attacchi provenienti da una misteriosa isola di sale, costruita da un grande mago. Il sacerdote guida, per difendere il borgo, chiama in aiuto gli Aisna, i Divini, uomini e donne che ospitano in sé gli Antichi Dei, condannati secoli prima a essere prigionieri in corpi mortali. Tra loro, i due fratelli Steleth e Thefri, che con altri membri della loro famiglia, dovranno sottoporsi a diverse prove per tornare alla loro forma originaria e salvare la loro città.

Il libro è pubblicato su Amazon, dove è possibile leggerne un estratto.

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